Un mondo di Letizia: medaglie, pizza e la solitudine della montagna

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Quattro gare agli Europei U23 della pista a Gand e tre medaglie d’oro: Eliminazione, Inseguimento a squadre e Madison. Il quarto titolo, a Letizia Paternoster, è sfuggito nella Corsa a punti, quinta in classifica: anche perché le altre si sono coalizzate contro di lei e a tre quarti di gara ha capito che da sola non ce l’avrebbe fatta, in una prova così difficile, la più tattica del programma. A 19 anni ha già fatto diverse scelte di vita: intanto appena maggiorenne è entrata nelle Fiamme Azzurre e poi ha lasciato la sua amata Revò, nella Val di Non, e ha preso casa a Riva del Garda: “Per allenarmi al caldo, da noi d’inverno non si può correre”, dice lei. A casa, per la verità, ci sta poco: è sempre in giro per il mondo a correre in bici, soprattutto ora che ha fatto la maturità di ragioneria. Di università, per il momento, non se ne parla.

Letizia, a quanti anni la prima bici?
“Ne avevo sei, subito senza rotelle: appena ci sono salita e mi ha visto Maurizio Fondriest (il trentino campione del mondo nel 1988, ndr), mi ha chiesto se volevo andare a correre nella sua squadra”.

Campionessa su strada e su pista. Cosa preferisci?
“Intanto c’è da dire che non ho lasciato nulla: vivendo in montagna ho fatto anche bmx, downhill e mountain bike, tutte specialità fuori pista. Come stradista amo i percorsi un po’ mossi, ma non le salite dure: la pista per ora è la mia vera vita”.

E allora, incrociando le dita, se dovessi scegliere cosa fare a Tokyo 2020?
“Scelta ovvia: il circuito su strada è adatto alle scalatrici, il mio sogno è fare bene in pista, nell’Omnium come gara individuale. E poi nell’Inseguimento a squadre, dove siamo un bel gruppo, forte e ambizioso”.

Come ti senti da fiamma azzurra?
“La prima collega che ho conosciuto è stata Nadia Battocletti (la campionessa europea di corsa campestre, ndr) che è delle mie parti e ha fatto le selezioni con me per entrare nella Polizia Penitenziaria. Quanto al ciclismo, quando corriamo sui strada, per regolamento dobbiamo appartenere a un club civile: però ho un bellissimo rapporto con le altre mie compagne, che sono in genere più esperte di me. E stimo tantissimo Marta Bastianelli, una campionessa che ha vinto tanto superando anche momenti difficili”.

Pur giovanissima anche tu ha passato una fase non facile…
“A parte le cadute in pista, che fanno parte del gioco, quest’anno ho sofferto per un’infezione contratta nella corsa a tappe in Inghilterra, a maggio nello Yorkshire: un mese ferma e per fortuna ne sono uscita in tempo per gli appuntamenti con la Nazionale, agli European Games di Minsk, dove abbiamo vinto col quartetto, e poi a Gand”.

Che parte ha avuto la famiglia nel tuo successo sportivo?
“Mio papà lavora in campagna, ovviamente con le mele, e mia mamma è impiegata comunale: l’unico a fare sport è stato Matteo, mio fratello maggiore, che ha iniziato col ciclismo e poi è andato a giocare a rugby. Ma tutti mi seguono e soprattutto mi hanno incoraggiata quando ho cominciato a correre fin da piccolissima”.

Letizia Paternoster
Letizia Paternoster

Sei una bella ragazza, elegante: cosa ne pensi dell’immagine un po’ “glamour” che la stampa ti cuce addosso?
“Il mondo della moda mi affascina, posso dire che è anche una passione, ma di certo non farei mai la modella di professione. In realtà sono una ragazza semplice, legata alla natura e alle mie montagne: non di rado faccio trekking, anche da sola, e mi godo la solitudine e il linguaggio di paesaggi incredibili”.

E allora passiamo al gioco delle preferenze: vacanza?
“Montagna, certo, ma anche il mare: nel mio cuore sono rimasti due soggiorni bellissimi a Fuerteventura, con la mia migliore amica, e a Formentera, con la famiglia”.

Il piatto preferito?
“E’ banale dire la pizza? Che ci posso fare: la adoro farcita con la mozzarella di bufala e i pomodorini”.

Ami la musica?
“Ritmi latini: forse è per questo che apprezzo le vacanze nel mare delle isole spagnole”.

Un libro, se ami la lettura…
“Mi piace tantissimo Wilbur Smith, sono appassionata delle storie avventurose e dei romanzi ambientati in Africa: le vicende dei Courtney e dei Ballantyne mi hanno stregata”.

Un attore che ti fa battere il cuore?
“In realtà no, il mio attore preferito è uno di famiglia: mio zio Peter Facinelli, che ha interpretato la parte del patriarca Carlisle Cullen nella saga vampiresca di Twilight”.

Sei legata alla tua terra, altrimenti dove vorresti vivere?
“Australia, senza dubbio: anche perché ho dei parenti a Sydney”.