Figli dei detenuti: Prap Toscana Umbria firma protocollo su genitorialità

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La tutela e la promozione dei diritti dei bambini e degli adolescenti figli di persone sottoposte a misure detentive. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa che Antonio Fullone, provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Toscana e Umbria, ed Edy Marruchi, presidente dell’Associazione di Promozione Sociale (APS) “Girotondo intorno al sogno”, hanno sottoscritto questa mattina.

L’APS è costituita da un gruppo di volontari che portano avanti un’opera di sensibilizzazione e prevenzione sociale sulle problematiche più diffuse nell’infanzia e adolescenza e che hanno già operato con ottimi risultati negli istituti penitenziari toscani di Massa e Arezzo. Psicologi, psicoterapeuti, psicomotricisti, osteopati, fisioterapisti, logopedisti, pedagogisti, educatori e operatori in attività quali pet therapy e musicoterapia, tutti coinvolti a livello di volontariato e insieme alle istituzione locali, alle famiglie e agli insegnanti, nonché ad altri professionisti come pediatri, dentisti e altro, per promuovere un’efficace rete di collaborazione sul territorio.

I progetti promossi saranno dedicati ai ragazzi e ai bambini che hanno un genitore in carcere, ai loro genitori o accompagnatori, nonché al personale penitenziario che accoglie i bambini e gli adolescenti e saranno realizzati tenendo conto delle peculiarità di ciascun istituto penitenziario coinvolto.

I progetti previsti dall’intesa regionale si articoleranno in tre fasi:
– la prima, riguardante il lavoro col personale del penitenziario, consistente in incontri di professionisti di APS finalizzati alla condivisione di informazioni utili ad accogliere i bambini nel modo meno traumatico possibile, nel rispetto delle regole e delle esigenze di controllo che la struttura richiede al momento dell’ingresso e dell’uscita degli ospiti;
– la seconda fase, relativa al lavoro con i minori, è dedicata all’incontro di professionisti di APS con un gruppo di bambini o ragazzi al momento dell’ingresso in carcere per la visita al genitore;
– la terza e ultima fase, dedicata al lavoro con i genitori e relativa da una parte a sensibilizzare il genitore non recluso all’importanza che riveste la sua parola e il suo atteggiamento nella lettura che il bambino dà di ciò che accade e, dall’altra, volta a permettere al genitore recluso di riappropriarsi del suo ruolo nella relazione col figlio da un punto di vista emotivo, psicologico, affettivo e educativo.

Il protocollo d’intesa avrà una durata di due anni e potrà essere rinnovato fra i sottoscrittori.

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