Idea contro il bullismo: numero verde gratuito sempre attivo

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Da lunedì la proposta di legge ‘in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori” inizierà il suo iter parlamentare, dopo essere stata esaminata dalla Commissione Giustizia della Camera, che ne ha approvato il testo.

Tra le novità introdotte spicca il coinvolgimento della scuola, sia attraverso la responsabilizzazione del dirigente che “venuto a conoscenza di atti di questo genere” dovrà immediatamente informare la famiglia del minorenne coinvolto (attivando anche adeguate azioni di carattere educativo), sia per l’obbligo di immediata segnalazione alla procura presso il Tribunale per i minorenni. E’ prevista inoltre la possibilità che il Tribunale per i minorenni allontani dalla famiglia il ragazzo coinvolto in atti di bullismo e che lo affidi a una comunità, nel caso in cui non modifichi i propri comportamenti dopo un percorso di rieducazione.

La legge – all’articolo 6 – prevede l’istituzione di un numero telefonico gratuito, il 114, attivo 24 ore su 24, con la funzione di fornire un servizio di prima assistenza psicologica e  giuridica alle vittime del bullismo e del cyberbullismo.

Come fenomeno sociale il bullismo, così come la devianza minorile commessa in gruppo, si inizia a studiare nei Paesi scandinavi a partire dalla seconda metà del XX secolo, più tardi – negli anni 70 – anche in quelli anglosassoni, in particolare in Gran Bretagna e in Australia. La definizione socio-psicologia, elaborata inizialmente da uno studioso norvegese, definiva il fenomeno del bullismo come quello diretto a “prevaricare o vittimizzare” il soggetto esposto ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da uno o più compagni. Una violenza che, con l’avvento di Internet, ha trovato, così come citato nella relazione introduttiva della proposta di legge “nuovi mezzi per essere ancora più invasiva, facendo emergere un altro fenomeno legato al bullismo, anche in questo caso diffuso soprattutto fra i giovani, il cosiddetto cyberbullismo“.

Nella relazione si mette in evidenza un aspetto ancora più preoccupante del fenomeno reso possibile dall’utilizzo degli strumenti tecnologici di comunicazione: i ragazzi ‘protetti’ dallo schermo si sentono ‘deresponsabilizzati’ e non hanno “l’immediata percezione della gravità del danno procurato alla vittima”.