38 anni fa l’omicidio di Gennaro
De Angelis: disse no alla camorra

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Il senso del dovere come scelta di vita Gennaro De Angelis è stato ucciso perché la Nuova Camorra Organizzata voleva farne un esempio, della sorte che attendeva chi non avesse chinato la testa di fronte a Raffaele Cutolo e ai suoi.

Gennaro aveva scelto poco più che ventenne il Corpo degli agenti di custodia – come si chiamava allora la Polizia Penitenziaria – ed era stato chiamato a prestare servizio prima a Pisa e poi nella casa circondariale di Poggioreale: lavorare a Napoli era un modo per avvicinarsi agli affetti familiari per uno come lui, che era nato e cresciuto a Cesa, in provincia di Caserta.

Proprio quella scelta ha finito per condannarlo a morte, perché De Angelis aveva tra i suoi compiti anche quello di essere addetto alla ricezione dei pacchi e alla spesa per i detenuti: un ruolo che potrebbe sembrare marginale, ma che in Campania finiva per essere incredibilmente rischioso per chi non avesse intenzione di riservare un trattamento di favore a detenuti “particolari”, come gli affiliati alla criminalità organizzata.

La camorra decise che era un nemico scomodo, per questo ne fece un obiettivo, un simbolo da eliminare. L’esecuzione ebbe luogo esattamente 38 anni fa, la sera del 15 ottobre 1982: pochi giorni prima che Gennaro compisse 37 anni. Gli autori, tre individui armati a volto coperto, entrarono in azione mentre De Angelis si trovava nella sede di un circolo ricreativo di Cesa, a due passi da casa, e lo colpirono a morte, prima al cuore e poi un colpo alla nuca, perché non avesse scampo.

Un omicidio spietato, che lasciò vedova la moglie Adele e orfani tre figli ancora piccoli, Vincenzo, Marianna e Annunziata, di nove, cinque e due anni.