Cartabia: “Rocco Chinnici un maestro”

rocco chinnici
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Messaggio della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel 39esimo anniversario dalla strage di via Pipitone a Palermo, in cui fu ucciso il giudice Rocco Chinnici insieme ai carabinieri della scorta, Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e al signor Stefano Li Sacchi.

Il testo è stato inviato alla Fondazione Chinnici per il seminario organizzato al Palazzo di Giustizia di Palermo: “I programmi di finanziamento europei, tra semplificazione amministrativa e rischi di infiltrazione della criminalità”.

 

Gentilissimi Caterina e Giovanni Chinnici,

autorità tutte,

ricordare oggi Rocco Chinnici significa non solo rendere un doveroso tributo a un fulgido esempio di uomo e di magistrato, ma significa ricordare un maestro. Un maestro che per primo elaborò l’idea del pool antimafia, una idea che è stata raccolta da chi, dopo di lui, è stato ed è chiamato a condurre le indagini contro la mafia e ogni forma di criminalità organizzata.

Nove anni dopo la strage di via Pipitone, lo stesso comune destino sarebbe stato condiviso da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che con parole accorate – nella prefazione postuma agli scritti di Chinnici – ne ricordava il valore e il legame personale: “Uno per uno ci scelse: noi magistrati che solo dopo la sua morte – scriveva Borsellino – avremmo costituito il così detto pool antimafia”.

Nasceva allora a Palermo quel modo di lavorare all’insegna della specializzazione, del coordinamento, della condivisione delle informazioni, che sarebbe diventato un paradigma a livello nazionale e internazionale nel contrasto al crimine organizzato.

Con il Recovery plan, in Italia si stanno immettendo grandi flussi di denaro in un contesto segnato da una molteplicità di emergenze. Denaro ed emergenza: il binomio più vantaggioso per le consorterie criminali.

Giustamente proprio su questi rischi avete scelto di sviluppare un dibattito in una giornata così densa di significato. Sono rischi concreti, che sono stati sempre ben presenti durante l’intero mio servizio al Ministero della Giustizia. Lo ha ricordato negli scorsi giorni anche il presidente del Consiglio: non possiamo in alcun modo permettere che le mafie si infiltrino in questa straordinaria occasione di sviluppo del Paese.

Una giornata come oggi è una occasione per esprimere il più sentito apprezzamento per i nostri magistrati e le nostre forze dell’ordine, che con la loro altissima professionalità costituiscono il primo baluardo contro la diffusione del crimine organizzato anche a livello internazionale.

La Procura europea (Eppo) – in cui la magistratura italiana si distingue per professionalità e operosità, come mi ha più volte ripetuto la procuratrice Laura Kovesi – è l’ultimo, più recente presidio contro corruzione, frodi e inquinamenti mafiosi, che si colloca lungo una linea di sviluppo istituzionale cominciato con Rocco Chinnici e con la squadra che volle creare.

L’esempio del pool antimafia di Palermo e poi l’intera nostra storia recente – storia di drammi, di lutti ma anche di riscatto del Paese – ci insegna come nel contrasto alle mafie un altro decisivo fattore sia rappresentato dalla fiducia dei cittadini nelle istituzioni, nel servizio giustizia, nei magistrati. La fiducia che Rocco Chinnici seppe costruire intorno a sé; la fiducia che indusse la diciassettenne Rita Atria ad affidarsi allo Stato riconosciuto nel volto di Paolo Borsellino. Quella ragazza divenne una testimone di giustizia e, di fatto, fu l’ultima vittima della strage di via D’Amelio. Anche a Partanna, paese d’origine della giovane e prima sede di lavoro di Chinnici, saranno deposte più tardi corone di fiori, tributo al magistrato di cui i colleghi sottolineavano l’“adamantina correttezza“, il “nobile e leale contegno“, l’ “indipendenza e serenità poste nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali”, come è possibile leggere nel fascicolo personale, di cui il Csm meritevolmente pubblica estratti.

Di questi valori il Paese non ha mai smesso di aver bisogno, così come non abbiamo mai smesso di avere bisogno dei grandi testimoni come Rocco Chinnici che continuano a ispirare nei magistrati italiani i grandi ideali che il difficile e nobile compito del rendere giustizia richiede.

 

Marta Cartabia

 

Palermo, 29 luglio 2022