Giorgi, a Doha 50 km di fatica e felicità: è bronzo mondiale

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Oltre trenta gradi, quasi l’80% di umidità: e cinquanta chilometri di marcia da percorrere. Nella notte di sabato, a Doha, Eleonora Giorgi ha sfidato condizioni climatiche estreme, un’impresa ai limiti dell’eroismo per conquistare la medaglia di bronzo nella gara più lunga dei Mondiali di atletica. Il giorno prima circa trenta atlete, vinte dall’umidità soffocante e dal caldo del deserto, erano state soccorse durante la maratona e alla fine della gara. Anche la nostra marciatrice ha dovuto superare momenti di difficoltà e i malori che l’hanno colpita nel corso delle quattro ore, 29 minuti e 13 secondi della sua gara. Un tempo molto lontano dal primato europeo sulla distanza (4h04’50”), stabilito dalla brianzola delle Fiamme Azzurre in maggio ad Alytus vincendo l’oro in Coppa Europa: un divario comprensibile, considerate le differenze ambientali tra il Baltico lituano e la costa del Golfo.

Davanti alla nostra Giorgi sono arrivate due cinesi: Liang Rui (4h23’26”) e Li Maocuo (4h26’40”) che avevano preso la testa fin dall’inizio, ma Eleonora ha avuto il merito di superare la crisi, inevitabile in questo contesto ambientale, e di guadagnare la zona podio già a metà gara, mantenendola poi fino al traguardo.

Eleonora Giorgi nella 50 chilometri mondiale (Colombo/Fidal)
Eleonora Giorgi durante la 50 km ai Mondiali (Colombo/Fidal)

Nelle prime parole della campionessa lombnarda, con due bandiere tricolori in pugno davanti ai microfoni, traspaiono gioia e orgoglio: “E’ la prima medaglia italiana in questi Mondiali – esulta Ele – e la prima anche per me. Sono contenta e fiera di averla conquistata con la maglia della Nazionale. Ho usato testa, gambe e soprattutto il cuore, per superare i problemi di stomaco che mi hanno rallentata, ho anche rischiato di non farcela ma ci tenevo veramente tanto. Sapevo che era un’occasione da cogliere e non volevo lasciarmela scappare. Una gara difficile per tutti, nessuno è abituato a competere in queste condizioni. E’ una medaglia dal valore inestimabile, qualcosa di grande, al termine di una stagione magica. La dedico a me stessa, per aver tenuto duro e aver creduto in questo sogno senza mai arrendermi”.

La memorabile impresa del Qatar porta la firma di un’altra fiamma azzurra: è il tecnico Gianni Perricelli, grande ex cinquantista della Polizia Penitenziaria e ora allenatore federale. E’ stato lui a guidare il passaggio di Eleonora, l’artefice dell’allungamento della prova (dai 20 km con cui Giorgi aveva iniziato a gareggiare) alla specialità più dura dei 50 chilometri, sostenendola con perizia e costanza in un momento delicato della carriera: è anche per merito del tecnico milanese se, nella notte di Doha, splende una fiamma azzurra.