39 anni fa l’assassinio di Minervini, “generale” senza paura

Girolamo Minervini
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Trentanove anni fa veniva ucciso il magistrato Girolamo Minervini. Nominato il giorno prima Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena (l’attuale Capo DAP) del Ministero della Giustizia, il 18 marzo 1980, mentre si recava a lavoro in autobus, Minervini fu freddato da due esponenti delle Brigate Rosse, Francesco Piccioni e Sandro Padula. Saliti sul bus, i due cominciarono a sparare: oltre a uccidere il magistrato, ferirono altre tre persone, tra le quali un ragazzo di sedici anni, prima di fuggire a bordo di un’altra auto che li aspettava poco più avanti.

Minervini dedicò il proprio impegno professionale alle attività connesse all’organizzazione degli Istituti di pena e allo studio della normativa penitenziaria. Proprio per questo motivo era divenuto bersaglio delle Brigate Rosse. Stessa sorte hanno avuto i suoi predecessori, Riccardo Palma ucciso nel 1978 e Girolamo Tartaglione assassinato nel 1979. La dedizione al dovere portò Minervini a rifiutare la scorta pur consapevole di essere nel mirino dell’organizzazione terroristica. Né mai ebbe la tentazione di rinunciare all’incarico ricevuto. Il figlio Mauro racconta del padre che “con toni molto pacati e tranquilli” gli diceva che “in guerra un Generale non può rifiutare di andare in un posto dove si muore” e che non era lui “tipo da morire d’influenza”.

Una carriera brillante, quella di Minervini. Entrato in magistratura nel 1945, ad appena 24 anni, dal 1947 al 1956 viene assegnato al Ministero di Grazia e Giustizia – Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena – dove dirige, nell’ultimo periodo, l’Ufficio II (personale degli Agenti di Custodia). Nel 1968 viene nominato segretario all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura. Dopo un breve periodo alla Corte di Appello di Roma in qualità di consigliere, fa ritorno al Ministero di Grazia e Giustizia con funzioni di capo della segreteria della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena. Quindi, nel novembre 1979 ricollocato in ruolo e destinato alla Procura Generale della Cassazione con funzioni di sostituto. A lui è intitolata l’Aula Magna del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.