Addio a Gianfranco Fumarola
Il coraggio di un padre

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L’amore di un padre e il senso del dovere di un servitore dello Stato. C’era anche questo nella vita di Gianfranco Fumarola, il sovrintendente capo della polizia penitenziaria tra le vittime della piena del torrente Raganello, nel parco del Pollino. Mettere in salvo i due figli con cui era andato in gita, anche a costo della propria stessa esistenza: un gesto istintivo e di protezione prima di essere trascinato dall’ondata rivelatasi fatale. Un’azione che da sola rende Gianfranco un eroe.

Oggi a piangerlo non c’è solo la moglie Cinzia Scura insieme ai loro tre bambini di 4, 11 e 12 anni: c’è un Paese intero. Che ne riconosce il valore di uomo. E di agente penitenziario, innamorato com’era di quella divisa che, con spirito di servizio nei confronti dell’Italia, indossava con orgoglio. L’entusiasmo e la capacità di sdrammatizzare caratterizzavano il suo lavoro quotidiano, rendendolo amatissimo dai colleghi insieme ai quali condivideva affanni e responsabilità, ponendosi quale indiscusso punto di riferimento per tutti.

Era un uomo di sostanza, Gianfranco: “Le chiacchiere stanno a zero” era solito ripetere, senza per questo vantarsi dei risultati professionali raggiunti negli anni, compreso il premio Renoir, ricevuto nel 2013 e riservato agli appartenenti alle forze dell’ordine che si sono particolarmente distinti nel territorio jonico. Eccellente e piena di entusiasmo è stata la sua opera di formazione delle nuove generazioni di poliziotti penitenziari, ricoprendo il ruolo di trainer degli allievi agenti ed effettuando docenze di tecnica operativa.

Dal 2004 lavorava presso la casa circondariale di Taranto, e il commissario coordinatore dell’istituto pugliese, Giovanni Lamarca, ne tesse le lodi: “Era una persona straordinaria. Tenacia, competenza e carisma, accompagnati da modi generosi e cordiali gli valevano il rispetto, oltre che dei colleghi, anche dei detenuti, che in modo unanime hanno espresso il loro cordoglio per la scomparsa del sovrintendente Fumarola”. Così, invece, il provveditore regionale di Puglia e Basilicata, Carmelo Cantone: “Un dolore immenso e una perdita importante. Gianfranco Fumarola, a detta di tutti i colleghi, credeva nel proprio lavoro ed era un valido collegamento tra il comandante e i reparti detentivi”.

Il ministro Alfonso Bonafede, i sottosegretari Vittorio Ferraresi e Jacopo Morrone e l’intero ministero della Giustizia si uniscono al dolore dei familiari del sovrintendente Gianfranco Fumarola.