Bonafede: “Migliorare
legge su caporalato”

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Istituire e far partire, entro marzo, un tavolo per monitorare gli effetti della legge sul caporalato, per individuare lacune e carenze su cui intervenire. E’ l’impegno annunciato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervenuto alla presentazione del VI Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Per il Guardasigilli “il provvedimento contro il caporalato è un passo in avanti, uno dei pochi procedimenti virtuosi della scorsa legislatura. Adesso, però, c’è tanto da fare per il monitoraggio degli effetti di quella legge e per lo studio delle soluzioni che possano colmare le voragini che ancora ci sono. Il Ministero della Giustizia intende collaborare pienamente con gli esperti e con l’Osservatorio”.

Bonafede ha, inoltre, sottolineato l’importanza dello strumento delle intercettazioni per contrastare le agromafie e la criminalità organizzata in genere: “Stiamo lavorando a un nuovo progetto per garantire che il sistema delle intercettazioni, non solo per il reato di caporalato ma per tutti reati per i quali è previsto, sia sempre più efficace. Per questo abbiamo anche bloccato la precedente riforma che causava un indebolimento dello strumento”.

Presentando i risultati del  Rapporto, Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes e Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie, hanno spiegato che “le agromafie rappresentano un business con un volume d’affari complessivo annuale di 24,5 miliardi di euro, cresciuto del 12,4% nell’ultimo anno. Siamo ormai di fronte a organizzazioni  criminali sempre più interessate a sviluppare affari in  collaborazione che non a combattersi”.

Una rete criminale che si innesta nella filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita: “Quello delle agromafie e dei reati agroalimentari – si legge nel Rapporto – è un fenomeno criminale che causa molteplici danni sulla struttura economica e sociale del Paese. Pesanti danni di immagine per il Made in Italy, anche all’estero, evidenti rischi per la salute, impatto negativo sull’ambiente con le discariche abusive e le illegalità nella gestione dei rifiuti che fanno registrare oltre 30mila ecoreati all’anno in Italia”.

Nell’ultimo anno – certifica il Rapporto sulla base degli oltre 54mila controlli effettuati dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (Icqrf) – sono aumentati del 59% le frodi e i reati nel piatto degli italiani, con il vino e la carne tra i prodotti più colpiti. Per Fara e Caselli “il comparto agroalimentare si presta ai condizionamenti e alle penetrazioni dei poteri criminali: poter condizionare la produzione e il prezzo di raccolta, così come avere in proprietà catene di esercizi commerciali o di supermercati consente di determinare il successo di un prodotto rispetto ad altri. Si può ormai  ragionevolmente parlare di mafia 3.0″.

Secondo il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, “le agromafie sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i livelli, compresi gli uffici dei colletti bianchi dove transitano i capitali da ripulire. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”.