Anno giudiziario, Cartabia: “Nuova fiducia dei cittadini nelle istituzioni”

La ministra Cartabia all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2022
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Cerimonia solenne di inaugurazione dell’Anno giudiziario 2022 presso l’Aula Magna della Corte di Cassazione. Dopo la relazione del Primo presidente della Suprema Corte Pietro Curzio, si sono susseguiti gli interventi del vice presidente del Csm  David Ermini, della ministra della Giustizia Marta Cartabia e del Procuratore generale Giovanni Salvi.

Ecco il discorso della Guardasigilli intervenuta alla cerimonia e di seguito il video dell’intervento.

“L’anno che si è appena concluso è stato per l’amministrazione della giustizia, così come per tutto il Paese, complesso e difficile, segnato da grandi sfide e da continui imprevisti; ma è stato anche un anno davvero ricco di opportunità e di spinta al rinnovamento. Permettetemi di rinnovare sentitamente un ringraziamento al Presidente della Repubblica per aver sempre accompagnato quotidianamente il mondo giudiziario, senza mai stancarsi di stimolare un «profondo processo riformatore», per usare testualmente le sue parole.

Le emergenze si sono susseguite senza interruzione, anzitutto quelle legate alla pandemia. Ogni attività, davvero ogni attività, anche quella più ordinaria, ha richiesto un sovrappiù di disponibilità, impegno, creatività e capacità di riorganizzazione in tutti gli uffici giudiziari.

Vorrei ringraziare ogni magistrato, ogni avvocato, il personale amministrativo, la polizia penitenziaria e ogni operatore della giustizia, per aver garantito la continuità di un servizio essenziale, in un tempo così difficile.

In questo contesto di emergenza, sono state anche varate riforme strutturali a lungo termine, che sono già state ricordate,  “riforme di sistema”, per far fronte ai cronici problemi della giustizia, soprattutto quelli relativi alla durata dei processi e dell’arretrato: i numeri sono impressionanti, li abbiamo sentiti. Mali divenuti nel tempo – insieme ai gravi fatti emersi negli ultimi anni – causa di una progressiva e pericolosa erosione della fiducia da parte dei cittadini, degli operatori economici e degli osservatori internazionali.

Al rinnovamento della giustizia, da tanti atteso, il Ministero intende dare il suo contributo, al fine di assicurare agli uffici giudiziari le migliori condizioni possibili per svolgere al meglio il loro altissimo compito. Quello del Ministero della Giustizia è un compito di servizio. E questa parola si legge nella Costituzione, all’art. 110.

È con questo intendimento che in questi mesi è stato avviato un complesso di riforme e di progetti, tutt’altro che agevoli – anzi: a tratti scomodi e impopolari – ma urgenti e indifferibili.

Ci siamo mossi con lo sguardo sempre rivolto agli alti principi costituzionali ed europei e sempre attenti al contesto storico dato, alle esigenze concrete, per poter imboccare le strade concretamente e realisticamente percorribili.

Le riforme che ci eravamo impegnati a realizzare entro il 31 dicembre 2021 nel quadro del PNRR, sono state tutte approvate dal Parlamento. E non era affatto scontato. La riforma della crisi d’impresa, la riforma del processo penale e quella del processo civile – con un capitolo importante per il diritto di famiglia e dei minori – sono ora parte del nostro ordinamento e già stiamo elaborando i decreti legislativi di attuazione, che – giustamente è stato sottolineato – sono un passaggio decisivo e delicato. La giustizia riparativa nel tempo porterà molti benefici alla coesione sociale. Dall’Europa sono arrivati gli stimoli per finalizzare queste riforme, superando le innegabili difficoltà, ma sono anche arrivati soprattutto i mezzi finanziari per sostenere il grande sforzo organizzativo che stiamo chiedendo agli uffici giudiziari.

Sviluppo della digitalizzazione, incremento del numero dei magistrati e del personale amministrativo; ristrutturazione degli edifici, nuova organizzazione del lavoro, – anche attraverso l’Ufficio del Processo che nel mese di febbraio diventa realtà in tutto il territorio – e tanto altro: in un paese che costruisce la sua ripartenza, anche grazie ai fondi del PNRR, la giustizia può contare su adeguati investimenti, supportati dalle necessarie risorse, per iniziare il suo percorso di rinnovamento. Si è così avviato un processo virtuoso, ma – lo sappiamo – il suo completamento richiederà tempo e, soprattutto, richiederà sinergia tra tutti gli attori del sistema giustizia. La collaborazione istituzionale, oltre che un principio costituzionale e una regola di buona amministrazione, è un’esigenza imperativa nell’ambito dell’amministrazione della giustizia, anche in considerazione dei principi di indipendenza e di autonomia del potere giudiziario e dei singoli magistrati.

Dunque, tanto lavoro ci attende anche per l’anno appena iniziato. Occorre dare un impulso deciso anche alle proposte per l’innovazione del sistema penitenziario e rispondere alle tante emergenze che affliggono le nostre carceri. Il PNRR prevede la riforma della giustizia tributaria entro il 2022. Ma prima ancora è necessario affrontare la riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM. “Ineludibile” davvero, come Lei, signor Presidente della Repubblica, ha più volte sottolineato, interpretando l’animo di molti. E per quel che conta, anche il mio.

Il miglioramento dei servizi relativi alla giustizia contribuirà a favorire l’inizio di una nuova stagione di fiducia dei cittadini nelle istituzioni. E questo sarà il modo più autentico per rendere onore nei prossimi mesi, a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 30esimo anniversario dalle stragi di mafia. Quello passato è stato un anno intenso, carico di nuove e vecchie criticità, di rinnovati slanci, di assidui dialoghi, come di infiammati dibattiti. Ma in questo anno abbiamo anche sperimentato che, pure in un ambito così divisivo come la giustizia, è possibile trovare un terreno di incontro. Questa disponibilità alla costruzione comune è un bene prezioso, che ci fa guardare con fiducia all’anno giudiziario che oggi si apre.

Grazie.

Marta Cartabia

Il video dell’intervento