“La verità su Via D’Amelio è un diritto del popolo italiano”

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede durante la cerimonia in ricordo della strage di via D'Amelio
FacebookTwitterWhatsAppEmailCopy Link

“Via D’Amelio, ventisette anni dopo quel terribile pomeriggio del 19 luglio 1992, ci ricorda ancora una volta quanto sia lunga e tortuosa la strada da percorrere per conoscere tutta la verità e ottenere piena giustizia rispetto ad un periodo tragico che ha cambiato per sempre la storia del nostro Paese. A distanza di tanti anni, ci sono ancora processi in corso per accertare una verità a cui hanno diritto i familiari delle vittime di quelle stragi e tutto il popolo italiano. Oggi dobbiamo ribadire che non ci si deve fermare finché ogni dubbio, ogni mistero, ogni ombra non sarà definitivamente cancellata”. Così il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede in occasione dell’anniversario dell’omicidio del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina.

Immagine dell'attentato a via D'Amelio
L’attentato di via D’Amelio del 19 luglio 1992

 

Il Guardasigilli nel pomeriggio ha partecipato alla commemorazione della strage di via d’Amelio e, a margine delle celebrazioni, ha parlato con i giornalisti. “Se dopo 27 anni siamo ancora alla
ricerca della verità – ha detto Bonafede – vuol dire che lo Stato ha fallito. Credo, comunque, nel lavoro dei magistrati che stanno tentando di scoprire cosa accadde realmente in via d’Amelio”. “La magistratura – ha proseguito il ministro della Giustizia – sta facendo gli accertamenti che servono, magistrati e forze dell’ordine continuano a operare per ricostruire la verità. Alle richieste legittime dei familiari delle vittime e di tutti i cittadini che hanno diritto alla verità, lo Stato deve rispondere con i fatti”. Bonafede si è poi fermato a salutare Vincenzo Agostino, padre dell’agente di polizia ucciso con la moglie nel 1989.

L'albero in memoria di Falcione e Borsellino a Palermo

L’albero in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

In precedenza il Guardasigilli aveva ricordato come la Corte d’Assise di Caltanissetta avesse definito l’attentato a Borsellino – e la vicenda processuale che ne è seguita – “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.

“L’audio inedito di Paolo Borsellino – ha concluso Bonafede – pubblicato qualche giorno fa dopo la desecretazione degli atti della commissione Antimafia ripropone a tutti noi la drammatica solitudine di quei servitori dello Stato che, nonostante fossero stati sostanzialmente abbandonati dalle istituzioni, non si sono mai arresi e hanno continuato a lottare senza sosta, fino all’estremo sacrificio.