Bonafede incontra don Grimaldi:
”In carcere umanità e rigore”
9 Ottobre 2018

Don Grimaldi, già cappellano della casa circondariale di Secondigliano a Napoli per 23 anni, ha presentato al ministro Bonafede il terzo convegno nazionale dei cappellani italiani che si svolgerà a Montesilvano (Pescara) e durante il quale verranno definite le linee guida della pastorale penitenziaria per i prossimi anni. Al convegno parteciperanno anche molti volontari che quotidianamente prestano il loro servizio negli istituti offrendo un sostegno ai detenuti e ai loro familiari.
“Tutti i giorni ci impegniamo per far capire ai detenuti che non è sufficiente scontare la pena, occorre liberarsi dal peso dell’illegalità che frustra qualsiasi prospettiva di crescita umana e sociale. La questione più urgente che riscontriamo andando nelle carceri – ha raccontato don Grimaldi – è la povertà. E’ questa la vera piaga che dobbiamo affrontare, pensando anche e soprattutto al dopo, al momento in cui cioè il detenuto torna in società. Se non si interviene sul problema della povertà e della disoccupazione, il detenuto corre il rischio di cadere nuovamente, di riprecipitare nel vortice dell’illegalità. Per questo dobbiamo dargli una mano ad affrancarsi dalla condizione di indigenza per poter vivere un’esistenza onesta”. Dello stesso avviso il ministro Bonafede che, illustrando le iniziative sinora intraprese, ha sottolineato come “l’unica vera forma di rieducazione e reinserimento sia il lavoro. E’ necessario uno sforzo comune tra tutti i soggetti coinvolti nella gestione dell’esperienza carceraria– istituzioni, educatori, agenti di custodia e cappellani – per coniugare umanità e rigore e per declinare la funzione rieducativa come seconda opportunità che viene data a cittadini che hanno commesso errori ma intendono rimediare ai danni causati e riscattarsi in un percorso di cambiamento”.
Il ministro Bonafede, ringraziando don Grimaldi “per la straordinaria funzione svolta dai cappellani all’interno degli istituti di pena”, ha espresso la massima disponibilità a proseguire il dialogo avviato “per dare vita a ulteriori progetti d’inclusione e a lavorare in sinergia con l’obiettivo di trovare insieme soluzioni quanto più rispondenti alle concrete esigenze delle persone detenute”.