Bonafede ai cappellani delle carceri: “La vostra azione è fondamentale”

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“Grazie perché voi sapete guardare dento il cuore delle persone. Anche dentro quelli più ‘duri’. Riuscite a far vedere una prospettiva e un futuro anche a coloro che pensano di non averne più”. Con queste parole il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha salutato e ringraziato i rappresentanti dei Cappellani delle carceri d’Italia, ai quali il Ministero di via Arenula ha donato un attestato per i tanti anni spesi al servizio delle persone private della libertà. “Noi crediamo – ha poi aggiunto il Guardasigilli – nella rieducazione, nella possibilità che i detenuti possano tornare a provare la magnifica sensazione dell’onestà. Laicità e fede lavorino insieme per dare una vita migliore a tutti i cittadini, anche a coloro che hanno commesso degli errori”.

L’incontro è stato aperto da don Raffale Grimaldi, ispettore generale, che ha guidato il gruppo dei Cappellani ‘storici’ (tutti con più di 20 anni servizio, addirittura 47 anni per don Silvio Mesiti e don Virginio Rigoldi). “A tutti loro – ha detto don Grimaldi –  vogliamo esprimere la nostra gratitudine per i lunghi anni di servizio accanto ai reclusi. Noi Cappellani ci sentiamo padri di tutti e nessuno viene escluso dal nostro sguardo di azione pastorale. Siamo dei punti di riferimento per le nostre amministrazioni, ma siamo anche la coscienza critica costruttiva di coloro che conoscono bene, attraverso la lunga esperienza, le dinamiche delle nostre carceri e le vorrebbero migliorare”.

Don Grimaldi ha poi fatto riferimento ai difficili giorni vissuti durante il lockdown, un periodo in cui le carceri si sono trasformate in “polveriere di rabbia” e in cui “sono emersi certamente i limiti dei nostri istituti“. L’ispettore generale dei Cappellani delle carceri ha chiuso l’intervento con una frase di speranza: “Vogliamo andare avanti con la certezza che questo tempo difficile ci aiuterà a essere, tra le mura delle carceri, più aperti e più coraggiosi nell’affrontare la soluzione ai tanti problemi”.

Hanno preso quindi la parola Bernardo Petralia, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e Gemma Tuccillo, capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC). “Voi declinate – ha detto Petralia riferendosi ai Cappellani – con umanità il ‘dovere’ della speranza”. Per Tuccillo “il Cappellano non giudica, ed è per questo che può raggiungere un grado più alto di confidenza. Un ruolo ancora più importante quando si infonde il ‘diritto’ alla speranza nei giovani”.

Nell’ultima parte dell’incontro, a cui ha partecipato anche il Capo di Gabinetto Raffaelle Piccirillo, alcuni dei Cappellani hanno scambiato impressioni e opinioni con il ministro Bonafede e con Petralia su problematiche della vita carceraria. In questo contesto diversi Cappellani hanno fatto riferimento alla professionalità e all’umanità dimostrata dagli agenti di Polizia penitenziaria. In chiusura sono stati consegnati gli attestati. Questi – oltre a don Grimaldi – i quattordici Cappellani presenti (tra parentesi la struttura dove prestano servizio): mons. Silvio Mesiti (Casa Circondariale di Palmi); don Virginio Rigoldi (Istituto Penale Minorile Milano “Beccaria”); padre Vittorio Trani (C.C. Roma-Regina Coeli); don Nevio Faitanini (C.C. Rimini); don Francesco Tudini (C.C. Avezzano); don Daniele Simonazzi (Istituti Penali Reggio Emilia); don Carlo Bosio (Casa di Reclusione Brescia-Verziano); padre Enrico Schirru (C.R. San Cataldo); don Pier Sandro Spriano (Casa Circondariale Femminile Roma Rebibbia); don Roberto Guernieri (C.C. Roma Rebibbia Nuovo Complesso); don Salvatore Alessandrà (C.C. Messina); don Antonio Biancotto (C.C. Venezia S. M. Maggiore); don Guido Secontino Mangiapelo (C.C. Frosinone); don Raffaele Sarno (C.C. Trani).