Carcere di Trapani, microcellulare scoperto grazie a “Manta Ray”

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Sventato nei giorni scorsi dalla Polizia Penitenziaria del “Cerulli” di Trapani l’ennesimo tentativo di introdurre in carcere un telefonino cellulare. Stavolta ci ha provato un detenuto romeno B.B.I, ammesso all’art.21 e lavorante esterno presso l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Trapani.

L’uomo, al ritorno dal lavoro, aveva celato nelle parti intime il telefonino munito di cavetto carica batterie che non è sfuggito alla Polizia Penitenziaria trapanese che a seguito di perquisizione ha ritrovato l’oggetto non consentito.

Il Direttore dell’istituto Renato Persico si è complimentato ancora una volta con il personale in servizio per la professionalità dimostrata nel contrastare la detenzione dei micro telefoni cellulari all’interno degli istituti che, in assenza di una specifica previsione normativa che ne vieta l’uso da parte dei detenuti, comporta esclusivamente una violazione disciplinare interna per uso di «oggetto non consentito».

“Come operatori penitenziari – dice Persico – ci preoccupa la verosimile diffusione del fenomeno che rende necessari maggiori e più serrati controlli, da parte del Reparto di Polizia Penitenziaria, tesi a evitare che i detenuti possano continuare a gestire traffici illeciti servendosi di soggetti collegati dall’esterno, raggiungibili facilmente grazie all’uso dei telefonini la cui miniaturizzazione mette sempre più a dura prova il personale”.

A tal proposito, infatti, il Comandante di Reparto Giuseppe Romano evidenzia come il reparto di polizia penitenziaria di Trapani sia stato uno dei primi in Italia a dotarsi di MANTA RAY (strumento per rilevamento di componenti elettronici) al fine di contrastare efficacemente non solo il fenomeno dei cellulari ma anche il loro occultamento all’interno di cavità anatomiche , riuscendo così a scoprire in almeno cinque occasioni il micro telefono celato all’interno del corpo.