Carceri: al Dap delegazione dalla Giordania

Dap incontra delegazione giordana (credit: Ministero della giustizia)
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Il capo Dap Giovanni Russo e i vertici dell’Amministrazione penitenziaria hanno incontrato ieri, nella sede dipartimentale, una delegazione della Sicurezza pubblica giordana, competente per la gestione degli istituti di pena.

L’incontro nasce dall’interesse manifestato dal direttore generale Abeidallah Abedrabbuh Maaitah di raccogliere informazioni sulle modalità di esecuzione della pena nel nostro e in altri Paesi europei. Se infatti, come ha sottolineato Maaitah, “esistono principi comuni a quasi tutti i paesi del mondo, come la proporzionalità della pena alla gravità dei delitti commessi o l’obiettivo di restituire alla società persone riabilitate e non più capaci di nuocere agli altri, esistono differenze importanti sul ‘come’ vengono amministrati gli istituti di pena, sulle prassi, sulla tutela dei diritti”.

Il dirigente superiore di Polizia penitenziaria Augusto Zaccariello, responsabile del Gruppo Operativo Mobile, ha descritto nello specifico le attività del GOM e più in generale le funzioni svolte dal Corpo. Il primo dirigente Ezio Giacalone, comandante del Nucleo Investigativo Centrale, ha illustrato il modello di strategia trasversale che, con il coinvolgimento di varie procure, permette al NIC di svolgere una funzione di nevralgico rilievo nel contrasto alle organizzazioni che cercano di esercitare il loro potere criminale anche dall’interno delle carceri. Ruolo e funzioni più dettagliati relativi al personale penitenziario sono stati illustrati inoltre da Massimo Parisi, direttore generale del Personale del Dap. Il responsabile del Dipartimento, Giovanni Russo, ha illustrato infine le principali attività rieducative avviate negli istituti penitenziari.

In Giordana sono circa 20 mila i detenuti su una popolazione di 10,4 milioni di abitanti. Sono 18 invece gli istituti di pena, dal 1982 rinominati da un’apposita legge Centri di riforma e di riabilitazione.

Dap incontra Abeidallah Abedrabbuh Maaitah - delegazione giordana (credit: Ministero della giustizia)
Giovanni Russo e Abeidallah Abedrabbuh Maaitah – delegazione giordana (credit: Ministero della giustizia)

“Con la costruzione di 7.000 nuovi posti detentivi – ha spiegato Russo – e, in prospettiva, l’assegnazione di condannati non pericolosi, con pene brevi o prossimi a rientrare nella società, a comunità educative gestite da volontari stiamo affrontando il problema del sovraffollamento dei nostri istituti”.

La delegazione giordana ha manifestato interesse anche per la tutela del diritto alla difesa dell’imputato nei processi in videoconferenza. “ Un diritto assicurato dalla ripresa video di tutta l’udienza che consente piena partecipazione all’imputato, in grado di comunicare con il proprio difensore in maniera riservata, attraverso apposite ed esclusive linee telefoniche”, ha chiarito la dirigente dell’Ufficio detenuti alta sicurezza, Caterina Malagoli, che ha aggiunto come le udienze in videoconferenza siano state introdotte da una legge del 1998 che le ha rese obbligatorie per detenuti a regimi speciali.