Carceri, Cartabia: “Garante vedetta importante per tutta la società”

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“Il Garante, come una vedetta – o se vogliamo riprendere l’immagine del viandante di Friedrich, guarda oltre le cortine di nebbia, punta il suo sguardo lontano e aiuta a far emergere preventivamente i problemi che insorgono nel carcere; problemi individuali e problemi generali, problemi di una singola realtà o di tutta la galassia del carcere: e li segnala alle autorità
competenti” – con queste parole la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha esordito intervenendo alla presentazione della relazione annuale del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, illustrata dal presidente dell’Autorità, Mauro Palma.

“Da quando anche in Italia – come in altri Paesi – è stata introdotta la figura del Garante dei detenuti, tutta la nostra società ha compiuto un importante passo in avanti” ha specificato la Guardasigilli – Con la presenza di questo tipo di figura , la città sa di poter guardare in ogni momento al di là di quegli alti muri di cinta che separano i penitenziari dalla vita comune. E chi vive e lavora al di là di quelle mura sa che ciò che lì accade non rimane nascosto”.

L’introduzione di questa figura è infatti la risposta ai principi delle Nazioni unite, espressi sin dalla Risoluzione di Parigi del 1993 che richiede in ogni paese la creazione di National human rights institutions,  “Istituzioni nazionali per la promozione e la protezione dei diritti umani”. Negli ambiti di sua competenza il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale costituisce la prima risposta italiana a quei principi. “Ma non dobbiamo dimenticare che il nostro paese è uno dei cinque paesi dell’unione europea – insieme a Malta, Romania, Repubblica Ceca e Estonia – che ancora non ha una National Human Rights Institution, come ha segnalato ripetutamente anche il direttore dell’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione europea, da ultimo nella relazione relativa al 2020 – ha specificato la ministra.

Tra le principali problematiche da risolvere nelle carceri la ministra ha voluto affrontare quella della salvaguardia della salute mentale  e del sovraffollamento negli istituti carcerari: “Una delle priorità su cui concentrarsi urgentemente è quella della cura delle malattie psichiatriche, dentro e fuori dal carcere, in particolare attraverso le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, le cosiddette Rems: posso già confermare che oltre al coordinamento interministeriale, sono ripresi i tavoli di lavoro con Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e un altro sulla sanità penitenziaria presso la Conferenza Stato regioni. Ci sono problemi di lungo periodo e ci sono urgenze indifferibili, sulle quali tutte le autorità competenti sono state sensibilizzate per approntare risposte immediate”, ha aggiunto – ” Il sovraffollamento che torna a destare preoccupazione. Ne siamo consapevoli, come ho già avuto io stessa di sottolineare in altra occasione pochi giorni fa. E sono perfettamente consapevole anche delle pesanti conseguenze che il sovraffollamento ha su ogni aspetto della vita all’interno degli istituti, sia per la popolazione detenuta, sia per il personale penitenziario, che per gli altri operatori. Miglioramenti potranno arrivare dagli interventi previsti sul fronte dell’edilizia e dell’architettura penitenziaria, con i fondi del Recovery plan: si prevedono ristrutturazioni e nuove costruzioni, con un ampliamento dei posti accompagnati dalla creazione di più ampi spazi per aree da destinare al trattamento. Interventi che dovrebbero migliorare le condizioni di vita per tutti”.

Tracciando un bilancio del difficile anno trascorso poi  la ministra ripercorrendo le parole del Garante, ha voluto sottolineare come il sistema penitenziario abbia retto nella gestione della pandemia, sia pur con momenti drammatici e di forte tensione. “Così con sollievo oggi registriamo come la vaccinazione anti covid abbia raggiunto gran parte della popolazione detenuta, compresi i minorenni. E, naturalmente, la maggior parte anche degli agenti della polizia penitenziaria. Ora occorre riprendere tutte le attività anche dentro il carcere come, del resto, la vita sta riprendendo in tutto il paese: dall’istruzione, la formazione, alle attività culturali, teatrali, sportive, seguendo il ritmo delle aperture, e senza abbandonare le necessarie precauzioni, che la condizione che stiamo ancora attraversando richiede.  Sull’argomento la Guardasigilli ha poi voluto comunicare che presto una circolare del Dap ufficializzerà la ripresa dei colloqui in presenza.  “Nel fine settimana, infatti, il Comitato tecnico scientifico ci ha fatto avere il suo parere favorevole, per cui – pur conservando le necessarie cautele e la doverosa prudenza – confidiamo di poter permettere presto a padri, madri detenute di poter rivedere figli, fratelli, genitori, con cui in questo lunghissimo anno hanno potuto parlare solo a distanza”.

In chiusura la ministra ha voluto ricordare come “Curare la vita che avviene “dentro” le carceri italiane equivalga a “curare” la vita della società intera. “C’è un riverbero positivo per tutti, anzitutto in termini di maggiore sicurezza, quando la vita dentro il carcere è ricca di proposte e di percorsi di rieducazione e reinserimento. È ormai un dato pacificamente acquisito da molti studi fatti sul campo come il tasso di recidiva si abbassi drasticamente, quando il detenuto può seguire adeguati percorsi di reinserimento. E su questo fronte, non si deve mai smettere di migliorare e di esplorare nuove strade, come avviene in molte realtà italiane”. E a tale proposito proprio in queste ore, alcuni dirigenti dell’amministrazione penitenziaria italiana sono stati chiamati in una missione in Messico da parte dell’ UNODC – l’agenzia dell’Onu per il contrasto alle droghe e il crimine –  nell’ambito di un progetto di formazione rivolto al personale che lavora nelle carceri per sostenere programmi di reinserimento dei detenuti e soprattutto lavori di pubblica utilità. Un progetto che potrebbe presto estendersi anche ad altri paesi del centro e sud America.

In allegato il discorso completo della ministra e di seguito i video della presentazione integrale.

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