Cartabia a Foggia: “Siglare un’alleanza fra società civile e istituzioni”

La ministra Cartabia e Tano Grasso dialogano con gli studenti dell'Università di Foggia
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“Una terra lasciata sola per 40 anni, alla mercé dei criminali e che soffre ancora oggi”. Sono le parole tratte dalla lettera di una delle vedove dei fratelli Luigi e Aurelio Luciani, uccisi il 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis (Foggia), vittime innocenti di mafia, a fare da incipit al discorso della ministra della Giustizia, Marta Cartabia durante la sua visita in terra dauna per parlare di mafia e antimafia con gli studenti dell’Università di Foggia.

“Questa occasione serve a sconfiggere la solitudine di fronte all’ingiustizia: siamo qui per dire a ciascuno che non è solo nella sua lotta contro un fenomeno che opprime e deprime un territorio. Le istituzioni sono qui. Stanno creando una rete, un anello”, ha specificato la Ministra – “Oggi si sigla un’alleanza indispensabile tra società civile e istituzioni”.

La ministra Cartabia e Tano Grasso dialogano con gli studenti dell'Università di Foggia

All’evento, organizzato nel ciclo degli appuntamenti su mafia e antimafia e che presto vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha partecipato anche Tano Grasso, fondatore della prima associazione anti-racket. Quest’ultimo ha raccontato le storie di tre imprenditori foggiani che hanno avuto il coraggio di denunciare gli estorsori. “Anche a Foggia – ha evidenziato Grasso – ci sono alcuni segnali positivi da cui partire. Nel 2020, rispetto al 2019, sono aumentate dell’11% le denunce per estorsione, da 152 a 168, a fronte di un calo della delittuosità del 9%. Certo sono ancora pochissima cosa, però segnano un’inversione”.

“La visita del Capo dello Stato – ha sottolineato la Guardasigilli – costituisce il segnale più importante per questo territorio. E’ il simbolo che un’altra storia non solo è possibile ma è già iniziata”.
“C’è stata troppa ignoranza, troppa sottovalutazione  di un fenomeno esistente, che ha permesso di radicarsi nella colpevole disattenzione di tutti. Qui la criminalità organizzata stenta ad avere un nome. E’ la quarta mafia? Non c’è un nome per un fenomeno che affligge questo territorio. Dare un nome non è un aspetto secondario. Squarciare il velo di ignoranza è il primo passo per scrivere una nuova storia” ha aggiunto la ministra.

E riprendendo gli spunti sollevati da Tano Grasso ha evidenziato come: “Occorre saper intercettare qualunque mossa, qualunque germoglio di liberazione, qualunque mano tesa verso le istituzioni che ci viene rivolta, ma soprattutto, valorizzare quelle realtà, come queste associazioni antiracket. Le istituzioni devono essere pronte a reagire, a rispondere a quella richiesta di aiuto”.

Nel corso del dibattito, la Guardasigilli ha affrontato il tema dell’Ufficio del Processo, riferito proprio alla sede di Foggia, sottolineando: “Qui arriveranno  67 persone a breve, tra gennaio e febbraio. Negli ultimi anni nel Tribunale di Foggia è giunto un certo numero di magistrati, ma sappiamo che non basta, soprattutto quando il lavoro da affrontare è così tanto. Ma qui le istituzioni ci sono, il Ministero c’è, il Governo c’è. Sono accanto ad un Paese e a una terra che vuole evidentemente liberarsi da una morsa che la sta opprimendo”.