Coronavirus in carcere:
le misure adottate da alcuni Paesi UE

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La pandemia da Covid-19 rappresenta una grande sfida per i sistemi penitenziari dei Paesi europei. L’ Ufficio V del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Coordinamento dei rapporti di Cooperazione Istituzionale – ha predisposto un dossier che esamina le principali misure di prevenzione adottate nelle carceri europee contro il contagio da Coronavirus.

L’analisi riguarda il periodo 20 marzo-1° aprile e prende in considerazione alcuni Paesi appartenenti all’Unione Europea (Spagna, Repubblica Ceca, Bulgaria, Slovenia, Malta) oltre a Turchia e Georgia.

SPAGNA
La Spagna, dove l’epidemia ha raggiunto in tempi brevi dimensioni molto ampie, conta 9 detenuti risultati positivi al Coronavirus, di cui 2 già dimessi. Ci sono, inoltre, 34 detenuti che potrebbero essere potenzialmente positivi, e che vengono attentamente seguiti pur rimanendo isolati. Tra il personale penitenziario si contano 19 membri infettati.
Le visite dei familiari sono state sospese dal 16 marzo sia nelle carceri che nei centri di giustizia minorile, mentre, per garantire le comunicazioni con i propri cari, si è deciso il raddoppio del numero di telefonate che i detenuti possono effettuare.

REPUBBLICA CECA
Sono sei i membri del personale con diagnosi di Covid-19 in Repubblica Ceca (dato aggiornato al 1° aprile 2020), mentre non risultano detenuti i cui test abbiano dato esito positivo. Il governo ceco al momento non ha previsto alcuna scarcerazione anticipata dei detenuti come misura per arginare il rischio di contagio. Per quanto riguarda le attività lavorative, adesso tutte le strutture di pena della Repubblica Ceca sono concentrate sulla realizzazione di mascherine per il viso in materiale di cotone al 100% (alcuni cuciono anche con tessuti speciali approvati dal punto di vista medico).
Il personale che lavora nelle carceri è stato dotato di respiratori della categoria FFP3: Ogni dipendente deve avere 2 maschere a propria disposizione, ogni detenuto deve avere 3 maschere di questo tipo. Chi ne è sprovvisto non può accedere all’interno delle carceri.
Dal 19 marzo 2020, alle persone senza maschera facciale (o una sorta di copertura per impedire la diffusione di goccioline infette) non è consentito l’ingresso nelle carceri.

BULGARIA
La Bulgaria sta puntando molto sulle misure di prevenzione, a partire dal rispetto delle norme igieniche e dalla sanificazione degli ambienti di detenzione e di lavoro: previsti il frequente ricircolo dell’aria in tutti i locali e la regolare disinfezione delle superfici nei locali interni. Il servizio penitenziario del Paesi ha, inoltre, deciso la creazione di zone di quarantena/osservazione negli ospedali penitenziari e nelle carceri.
I detenuti con epidemiologia clinica e potenziale rischio di infezione devono essere trasferiti, con un trasporto specializzato, in un ospedale che abbia un dipartimento per le malattie infettive. Dopo aver utilizzato un mezzo di trasporto, questo deve essere disinfettato. I detenuti con sintomi sospetti vengono, invece, trasferiti in un ospedale che abbia un dipartimento per le malattie infettive. Anche nelle strutture bulgare sono temporaneamente sospese le visite ai detenuti.

SLOVENIA
Stessa restrizione adottata, dal 13 marzo, anche dalla Slovenia. Per prevenire la diffusione dell’infezione, inoltre, la normativa slovena permette il trasferimento dei detenuti in altre strutture penali, la sospensione della reclusione fino a un mese, con possibilità di proroga, in assenza di problemi di sicurezza, e la liberazione anticipata dei detenuti a determinate condizioni sei mesi prima del completamento della pena.

MALTA
Malta per il momento non registra casi di positività (al 30 marzo) ma ha comunque messo a punto un piano anti-contagio: potenziamento degli impianti Skype per sopperire ai mancati colloqui tra i detenuti e i loro familiari, pulizia giornaliera delle strutture, controllo della temperatura a tutti i lavoratori che entrano in carcere, mascherine per gli operatori.