Coronavirus, esperti e magistrati
“Mafie non vanno in quarantena”

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“La consuetudine è che le mafie si inseriscano come mediatori in tutti i momenti emergenziali laddove c’è esigenza”. Con le ultime dichiarazioni del procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho si fa sempre più numeroso il gruppo di esperti che, in questo periodo caratterizzato dall’emergenza e dal conseguente stop di molte attività produttive e commerciali, invocano un innalzamento del livello di contrasto alle manovre della criminalità organizzata. Intervenendo a ‘Radio24′ Cafiero De Raho ha segnalato la necessità che “in momenti come questi i controlli vengano eseguiti con ancora più rigore” dal momento che “attraverso la corruzione” le mafie intensificheranno gli sforzi “per entrare nelle pubbliche amministrazioni”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, che – durante un collegamento radiofonico con la trasmissione “Circo Massimo” di Radio Capital – ha analizzato l’aspetto dell’improvvisa mancanza di liquidità da parte dei piccoli imprenditori. “Immaginate il settore della ristorazione – ha dichiarato Gratteri -, con imprenditori che hanno ristrutturato o costruito i loro locali, si sono indebitati sperando che a partire dalla primavera avrebbero iniziato a guadagnare. Ora in che condizioni sono? Con le banche che non daranno soldi, visto che per avere un prestito da dieci devi avere un immobile da cento. A quel punto scatterà l’usura”.

Nei giorni scorsi, tra coloro che avevano lanciato l’allarme, c’erano stati magistrati del calibro di Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia. “C’è un altro terribile contagio che dobbiamo scongiurare in questo momento – ha detto Di Matteo in un’intervista al quotidiano Repubblica -: l’economia legale rischia di essere infettata ancora di più dalle mafie. La mafia punta a prendersi le aziende in crisi”. Secondo il pm palermitano in questa fase “i padrini e i loro complici potrebbero già avere iniziato a contattare imprenditori e commercianti assaliti dalla crisi economica, offrendo ingenti disponibilità di liquidità, magari sotto forma di prestiti”.

In un’intervista concessa all’Agenzia Italia, Roberto Tartaglia ha parlato del rischio di una “bomba sociale che, soprattutto nelle regioni più fragili, rischia di esplodere da un momento all’altro, tra cittadini già deboli ridotti definitivamente allo stremo e lavoratori in nero privi di reali possibilità di ammortizzatori sociali e di assistenza”. Una situazione che rischia di diventare terreno fertile per la criminalità organizzata perché “le mafie si avvantaggiano della micidiale carenza di liquidità per investire i propri immensi capitali illeciti”. Non solo: è nelle fasce più deboli della popolazione che “da sempre la criminalità organizzata attinge come bacino privilegiato della propria manodopera illecita”.