Cosenza ricorda Cosmai, il direttore ucciso dalla ‘ndrangheta

Petralia rende omaggio al ricordo di Cosmai
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La condanna a morte di Sergio Cosmai fu eseguita da quattro killer il 12 marzo  1985, davanti alla scuola materna dove il direttore del carcere di Cosenza, da tempo nel mirino della n’drangheta, stava andando a prendere la figlia Rossella. Fu investito da una raffica di pallottole e morì il giorno dopo, un mese prima della nascita del suo secondo figlio.

Nel 36 °anniversario dell’agguato, Sergio Cosmai è stato ricordato a Cosenza con la celebrazione di una messa officiata nella cattedrale dal vescovo Francesco Nolè e con la deposizione di una corona d’alloro al monumento situato all’interno del carcere che oggi porta il suo nome. Alle cerimonie commemorative ha preso parte il capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) Bernardo Petralia che, al termine  ha incontrato direttori, comandanti e altri  rappresentanti degli istituti penitenziari della Regione.

A Sergio Cosmai sono stati dedicati nel tempo numerosi tributi tra cui, nel 2017, la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria. Anche quest’anno, sia pure con i limiti imposti dalla pandemia, l’Amministrazione penitenziaria ha voluto  rinnovare il ricordo della sua vita e del suo sacrificio, per continuare a valorizzarne nel presente la portata educativa.

Quando Sergio Cosmai, nel 1982, fu assegnato come direttore al carcere di Cosenza, nella città era in pieno svolgimento la prima guerra di mafia tra i clan Pino-Sena e Perna-Pranno. I tanti detenuti, esponenti della ‘ndrangheta cosentina, tentavano da tempo di assumere anche il controllo dell’istituto di pena, tra agguati e minacce per ottenere privilegi. Il giovane dirigente si mostrò da subito determinato a ristabilire la legalità, affiancato dal maresciallo Filippo Salsone (anche lui ucciso, in un agguato mafioso, un anno dopo la morte di Cosmai). I ‘mammasantissima’ risposero con un crescendo di provocazioni, culminate in una violenta protesta, subito sedata, nel giugno del 1984. Cosmai propose a una rappresentanza di detenuti di incontrarlo, ma Franco Perna, capo dell’omonima ‘ndrina, rifiutò, chiedendo che fosse il direttore a recarsi da lui. “Io non vengo, allora non c’è niente da dire» fu la risposta di Cosmai. Un affronto per il “capobastone” che, per dimostrare di  non piegarsi all’autorità dello Stato, ordinò la morte del suo rappresentante.

Gli  esecutori materiali dell’omicidio di Sergio Cosmai furono arrestati poco dopo e inizialmente condannati. In appello però, per il venir meno di una testimonianza, il verdetto fu ribaltato e furono assolti.  A dare nuovo impulso alla vicenda giudiziaria furono gli altri due componenti del commando che, divenuti collaboratori di giustizia, indicarono il mandante dell’omicidio in Francesco Perna. Il boss fu condannato, in via definitiva all’ergastolo, nel 2017,  a 32 anni dall’omicidio.