Il 10 ottobre è da 17 anni
la Giornata contro la pena
di morte

FacebookTwitterWhatsAppEmailCopy Link

Tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa hanno abolito ogni tipo di sentenza capitale, nel nostro continente solo la Bielorussia ancora ne consente l’applicazione. Dal 10 ottobre 2003 si celebra ogni anno la Giornata Mondiale contro la pena di morte, dal 2007 quella Europea.

Secondo i dati diffusi da Amnesty International (qui l’intervista ad Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana), 142 Stati hanno abrogato esplicitamente la pena di morte o la escludono de facto dal proprio ordinamento giuridico: ma sono ancora 56 i Paesi che nel mondo prevedono l’esecuzione di condanne capitali. Tra questi anche democrazie consolidate, come gli Stati Uniti o il Giappone, mentre ogni anno diversi governi mettono in discussione il tema dell’abolizione e di recente è stato il Burkina Faso a decidere in questo senso. Se periodicamente l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propone l’introduzione di una moratoria, le resistenze sono ancora molto forti e 20mila sono le condanne eseguite ogni anno: eppure si saluta come incoraggiante il segnale che arriva dallo stato della California, che ha sospeso ogni esecuzione e smantellato il braccio della morte.

“La pena di morte è un affronto alla dignità umana. Rappresenta un atto crudele, disumano e degradante, contrario al diritto alla vita. La pena di morte non ha alcun effetto deterrente accertato e rende irreversibile gli errori giudiziari”: in questi termini la dichiarazione del Consiglio d’Europea e dell’Unione Europea ha congiuntamente motivato la ferma opposizione alla pena capitale, sempre e comunque. Eppure ancora si muore per mano dello Stato. Negli Usa per iniezione letale, sedia elettrica, camera a gas, impiccagione, fucilazione. Altri Paesi applicano la pena di morte con metodi di esecuzione ancora più terrificanti: bollitura, decapitazione, garrota, squartamento, lapidazione, rogo, impalamento, sepoltura.

Non si fermano quindi le iniziative dei soggetti impegnati nell’affermare i principi fondamentali della civiltà giuridica. Tra questi la Comunità di Sant’Egidio, che ha comunicato di voler incrementare – per tutto il mese di ottobre – le visite nei “bracci della morte”, negli Stati Uniti e in diversi Paesi africani, segnalando che l’interesse della società civile per l’abolizione della pena capitale è in aumento: “Tante persone si sono rivolte a noi – continuano dalla Comunità – per chiedere di corrispondere con un condannato a morte. Inoltre migliaia di cittadini, in Europa e nel mondo, si sono mobilitati in difesa della vita di alcuni condannati, firmando appelli per fermare alcune esecuzioni”.