Da detenuto a scrittore: in carcere Aziz è riuscito a ripartire

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Una storia che racconta speranza, futuro e integrazione quella che arriva dal carcere di Trento, dove un detenuto marocchino, Aziz, pubblicherà, grazie ai risparmi del suo lavoro da carcerato, il racconto della sua vita Mai più qui, la forza di ricominciare, una raccolta di storie, illustrate dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia , tenute insieme dal filo conduttore della droga e della violenza,  che partono dall’infanzia in Marocco per approdare nelle carceri italiane, e che verrà presentato al Festival nazionale della cultura sostenibile, in programma in Italia dal 21 maggio al 6 giugno 2019.

“Il ‘progetto Aziz’, che unisce due realtà, quella del carcere e quella della scuola, nasce a Venezia alcuni anni fa quando da volontaria dell’associazione ho seguito alcuni detenuti che traducevano i testi di bambini scritti in italiano, nelle loro lingue di origine – racconta Nadia De Lazzari, presidente dell’Associazione di volontariato Pace di Pesce responsabile del progetto – Aziz era fra quei detenuti.”

Condannato a 8 anni di reclusione per spaccio di droga e sequestro di persona, con alle spalle solo due anni di scuola elementare in Marocco, Aziz riesce a scoprire, attraverso le storie dei bambini, l’esistenza di un mondo diverso, un mondo fatto di onestà, di bellezza, di cultura, di colori, di pace, un mondo opposto all’unico mondo che aveva conosciuto fino ad allora. E trova la sua strada.

In pochi mesi impara l’italiano e consegue il diploma di terza media. Scriverà 25 racconti che Nadia farà diventare un libro corredato di illustrazioni e che è stato candidato e selezionato per il Festival dello sviluppo sostenibile che si colloca fra gli eventi nati a partire dalla sottoscrizione dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile da parte dell’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2015. Due le date che vedranno protagonista il libro di Aziz: il 23 maggio a Venezia e il 6 giugno a Trento.

Il Progetto Aziz è un sogno che diventa realtà per tutti i protagonisti di questa storia: gli studenti che definiscono la loro arte “testimonianza oculare della realtà con cui hanno l’onore di dare una grande opportunità di vita ad Aziz”, l’associazione Venezia Pesce di Pace, che ha promosso e sostenuto l’iniziativa, la Casa Circondariale di Trento, Patriarca di Venezia, Presidente Comunità Religiosa Islamica Italiana, Rabbino Capo Comunità Ebraica di Venezia, Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Trento, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Ma soprattutto è il lieto fine di emancipazione cercato con costanza e determinazione da Aziz, che nelle carceri italiane ha trovato il suo nuovo mondo possibile.