Dalla bellezza può partire
il riscatto dei detenuti

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“L’arte è uno stimolo per sognare un orizzonte differente. Far entrare la bellezza in carcere significa investire nello sforzo rieducativo di persone che hanno commesso errori ma vogliono riscattarsi. La cultura, nelle sue varie forme, contribuisce a innescare un desiderio di cambiamento, aiutando i detenuti a intraprendere un percorso di vita diverso rispetto a quello seguito in passato. Bisogna credere in una prospettiva di vita nuova e noi dobbiamo aiutare i detenuti a farlo”. Con queste parole il ministro Bonafede è intervenuto all’iniziativa, svoltasi nell’istituto milanese di San Vittore, dal titolo “Il carcere e la bellezza: quando evadere non è una fuga”, uno degli eventi inseriti nel programma della manifestazione “ti Porto in prigione”, promossa e organizzata dall’associazione Amici della Nave,  in collaborazione con la Triennale di Milano, la Direzione della Casa circondariale di Milano San Vittore e il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria.

Conversando con il giornalista del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella, il Guardasigilli ha spiegato qual è l’obiettivo della sua azione per rendere più umano il sistema penitenziario: “Siamo abituati a un’idea del carcere come entità chiusa e separata dal resto della società. Noi vogliamo, invece, lavorare per superare questa concezione del carcere come mero castigo, dal quale non si può che uscire peggiorati e magari inclini a delinquere nuovamente. Questa concezione va ribaltata.  Il carcere deve diventare il laboratorio dove si costruiscono nuove opportunità di vita, dove si prepara il riscatto, dove si coltiva la fiducia nel futuro. Con iniziative come quella di oggi di Milano si lancia un messaggio molto potente: se sbagliate lo Stato vi punisce ma vi offre anche una prospettiva di cambiamento, vi sanziona ma non vi abbandona, anzi vi prende per mano e vi accompagna in un percorso di crescita e di speranza a beneficio dell’intera collettività. E’ un approccio culturale che può risultare molto efficace per realizzare concretamente la funzione rieducativa della pena, come sancito solennemente dall’articolo 27 della costituzione”.

Rispondendo a una domanda di Ferrarella, Bonafede ha, inoltre, sottolineato l’importanza dei tanti progetti di rieducazione che il ministero sta promuovendo, in collaborazione con le amministrazioni locali e anche con soggetti privati: “Vedo negli occhi dei detenuti che lavorano una luce particolare. Dobbiamo far in modo che sempre più detenuti vengano coinvolti in iniziative di questo tipo”.

Il Guardasigilli, infine, ha ricordato come quella carceraria sia una realtà su cui il Governo ha deciso di investire con forza. “Il mondo penitenziario è stato per troppo tempo dimenticato dalla vecchia politica. Adesso lo Stato è vicino a questo mondo. Il primo obiettivo è assicurare condizioni di vita dignitose ai detenuti e garantire sicurezza nel lavoro agli agenti della polizia penitenziaria”.