Dalla Chiesa, l’uomo che seppe contrastare mafia e terrorismo

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Arriva a Palermo il 30 aprile del 1982, dopo che il Consiglio dei ministri il 6 aprile lo ha nominato Prefetto di Palermo. Il mandato è combattere Cosa nostra. Lo Stato spera negli stessi importanti risultati che ha riportato contro il terrorismo. Cento giorni dopo, a Palermo, si celebrano i funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro, sposata da una manciata di giorni, e di Domenico Russo, l’agente che quella sera li scorta: quattro killer della mafia li uccidono mentre stanno andando a cena.

Carlo Alberto Dalla Chiesa la Sicilia la conosce già: tanti anni prima, nel 1949, su sua richiesta, ha fatto parte di una missione interforze per eliminare le bande criminali che infestano l’isola, fra queste quella di Salvatore Giuliano. Ci torna nel 1966, da colonnello, al comando della Legione carabinieri di Palermo, a contrastare Cosa Nostra, ma nel 1968 grande è anche l’impegno nel soccorrere le popolazioni del Belice, colpite dal terremoto. Si occupa della scomparsa del giornalista Mauro De Mauro assieme al commissario Boris Giuliano, e dell’omicidio del procuratore Pietro Scaglione. Poi nel ’73, promosso Comandante si trasferisce al Nord, per dirigere la 1^ Brigata dei carabinieri che ha competenza su Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria.

La sua storia corre parallela alla triste scia di morti che il terrorismo, in quelli che saranno definiti gli “anni di piombo”, semina su tutto il territorio, mietendo vittime fra magistrati, sindacalisti e politici, ma anche quelli ritenuti ‘servi del padrone’ oppure imprenditori, “servi del capitale”. Nel ’74, dopo aver creato il Nucleo Speciale Antiterrorismo, riesce a catturare Renato Curcio e Alberto Franceschini. Nel ’76 l’organismo viene sciolto.

Fra i vari incarichi, il generale Dalla Chiesa nel 1977 riveste, per il Ministero di Grazia e Giustizia, quello di Coordinatore del Servizio di sicurezza degli istituti di prevenzione e pena, dedicandosi fra l’altro all’innalzamento della sicurezza di alcuni istituti penitenziari. I frutti delle sue intuizioni hanno portato, negli anni, all’istituzione del Gruppo Operativo Mobile – GOM e del Nucleo Investigativo Centrale – NIC del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Grazie alle pressioni di Dalla Chiesa sul Governo si arriva al riconoscimento giuridico della figura del pentito, che in quel periodo permette – tra l’altro – di individuare e arrestare gli esecutori materiali dell’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta, oltre che la cattura di centinaia di fiancheggiatori.

Il 13 dicembre 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa è insignito della Medaglia d’Oro al valor civile alla memoria.

All’ingresso della sede del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a Roma una targa ricorda Dalla Chiesa, inserito nell’elenco di “agenti di Polizia Penitenziaria, magistrati, direttori e collaboratori che hanno sacrificato la vita per la difesa della legalità e della democrazia”.