Studio in carcere,1034 laureandi. Più
sinergia con linee guida Dap-Cnupp

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Responsabili didattici e amministrativi presso le Università per curare i rapporti con le direzioni degli Istituti penitenziari e con gli studenti detenuti; regimi di tassazione particolari per favorire l’iscrizione universitaria di studenti detenuti o in esecuzione penale esterna; organizzazione di attività didattiche, di tutoraggio e di sostegno anche a distanza; forniture di libri e materiali didattici anche in formato digitale; svolgimento di esami di profitto e di laurea.

Sono alcuni dei punti sui quali si è concentrata l’attenzione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e della Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari nella redazione delle linee guida per migliorare la collaborazione fra il mondo penitenziario e quello universitario e garantire ai detenuti un migliore diritto agli studi accademici.

Il documento, inviato dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento del DAP ai Provveditorati regionali dell’Amministrazione Penitenziaria per l’inoltro a tutti gli istituti penitenziari, vede la luce esattamente a due anni dalla firma del Protocollo d’intesa tra DAP e CNUPP. Le linee guida individuate, riguardano i percorsi di studio universitario delle persone in esecuzione pena e le modalità di collaborazione tra le università coinvolte, il Dipartimento, i provveditorati e gli istituti penitenziari, e dovranno essere recepite nelle convenzioni o nei protocolli d’intesa che saranno sottoscritti fra atenei e direzioni degli istituti.

Sono previsti una serie di impegni a carico delle singole università aderenti alla CNUPP e del DAP. Fra questi ultimi, il Dipartimento ha anche assunto quello di favorire, in assenza di ragioni ostative, il trasferimento di studenti detenuti, motivati dall’interesse a seguire percorsi universitari offerti da atenei vicini all’istituto penitenziario di destinazione, e quello di permettere la loro permanenza nell’istituto dove sia iniziato il percorso formativo, fino al termine del corso, salvo improrogabili esigenze di sicurezza e gestione penitenziaria.

Negli istituti in cui numerosi detenuti risultino iscritti a corsi universitari e la situazione logistico-strutturale lo consenta, saranno inoltre costituite una o più sezioni destinate a ospitarli, dove possibile, anche in stanze di pernottamento individuali o da condividere con altri studenti detenuti. Saranno inoltre implementata la connessione all’interno delle carceri, per agevolare i contatti fra studenti e docenti o tutor, ma anche lo svolgimento in modalità digitale di lezioni, esami, colloqui di orientamento, incontri di preparazione e pratiche amministrative.

“D’altronde, fra tutte le aree del trattamento dei detenuti, proprio il settore della formazione universitaria è quello che ha resistito meglio all’impatto della pandemia” ha sottolineato con soddisfazione Gianfranco De Gesu, direttore generale dei detenuti e del trattamento del DAP, nell’incontro conclusivo con i referenti della Conferenza e i Provveditori regionali dell’Amministrazione Penitenziaria che ha sancito il via libera alle linee guida.

E il concetto è suffragato dai numeri. l bilancio del monitoraggio svolto dal CNUPP sull’anno accademico 2020-2021 parla chiaro: 1.034 studenti universitari iscritti (970 uomini e 64 donne), di cui 925 detenuti in 82 istituti penitenziari e 109 impegnati in lavoro esterno o in esecuzione penale esterna; 32 università e 146 dipartimenti coinvolti nelle attività dei Poli universitari. Fra gli studenti detenuti non mancano quelli in regime di alta sicurezza (355) e quelli sottoposti al regime previsto dall’art. 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario (21).

L’87% degli iscritti (897 studenti detenuti) ha optato per un corso di laurea triennale e fra questi in 23 si sono laureati nell’anno solare 2020. Il rimanente 13% (137 studenti detenuti) ha preferito invece un corso di laurea magistrale o a ciclo unico e nel 2020 in 6 hanno conseguito il diploma di laurea.

Numeri che sono inevitabilmente destinati a salire, in parte grazie anche alla ripresa dei corsi in presenza all’interno degli istituti e soprattutto grazie, appunto, alle linee guida delineate da DAP e CNUPP, con le quali si punta a migliorare le prassi in essere e a rendere più omogeneo l’accesso e la fruizione del diritto allo studio universitario per i detenuti.