Distanti ma vicini: la Comunità di Sant’Egidio per il carcere di Novara

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La Comunità di Sant’Egidio fin dai primi di marzo, quando sono stati sospesi i colloqui con i familiari e l’ingresso dei volontari in carcere, è riuscita ugualmente a dare segnali forti di presenza e vicinanza ai detenuti della casa circondariale di Novara, come del resto è accaduto in quasi tutti gli istituti del territorio nazionale. La sede piemontese della Comunità ha donato piccole somme di danaro ai reclusi più indigenti, distribuito generi alimentari, mascherine, francobolli e prodotti per l’igiene personale. Alcuni volontari hanno intensificato la corrispondenza epistolare con i detenuti per aiutarli a vincere ansia, incertezze e ad affrontare una quotidianità con relazioni umane ridotte dalle restrizioni anti-Covid.
La Comunità ha un rapporto particolarmente intenso e risalente con il carcere novarese, che si è tradotto in un protocollo d’intesa firmato il 10 aprile dalla direttrice del carcere, Rosalia Marino, e da Daniela Sironi, presidente della Sant’Egidio Piemonte Onlus. L’accordo, di durata triennale, oltre a prevedere la prosecuzione di attività di sostegno materiale e spirituale ai detenuti, comprende anche la proposta d’iniziative utili al reinserimento al termine della pena. In particolare potrà essere offerta ad alcuni detenuti l’opportunità di svolgere attività di volontariato e servizi di pubblica utilità presso strutture di assistenza e aiuto in città. Verrà, inoltre, favorito l’accesso in carcere a mediatori interculturali, che “a titolo gratuito – si legge nel protocollo – aiutino i detenuti a mantenere legami significativi con le comunità di appartenenza e a vivere la libertà religiosa”.

Tante associazioni di volontariato attive nel campo dell’inclusione sociale, per ottimizzare i rispettivi contributi nel periodo dell’emergenza hanno creato reti solidali. Come a Cosenza, dove alcune associazioni (Prendicasa, Soccorso Speranza, I ragazzi di Cosenza Vecchia, quelli degli Anni Ottanta, quelli dello Sparrow e il Collettivo Femin) si sono affiliate alla Terra di Piero e hanno donato ai circa 250 detenuti della casa circondariale generi alimentari e prodotti igienizzanti.”In termini monetari è poca cosa – scrivono gli organizzatori sui social – ma in termini morali è un alto segno di vicinanza a una popolazione troppo spesso dimenticata e che ha perso la libertà ma non la dignità”.

Intanto anche le amministrazioni locali lavorano per offrire nuove opportunità alle persone detenute, una volta terminata l’emergenza e riprese le ordinarie attività trattamentali. La giunta comunale di Terni ha approvato una delibera per lavori socialmente utili che comprende convenzioni tra il Comune di Terni, il Tribunale, la casa circondariale e l’Ufficio esecuzione penale esterno (UEPE). Gli ammessi alle attività di volontariato potranno curare uno spazio verde all’interno del parco cittadino “Le Grazie”. Un’area-simbolo della possibilità di reinserirsi nella società, che potrà divenire ‘parco della legalità’, secondo quanto previsto dal progetto “Communitas: un orto, un sentiero, un giardino” proposto UEPE.