Don Aniello insegna il riscatto degli “irrecuperabili” di Scampia

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Pescara. “La paura, quando ti trovi a vivere, a operare in un quartiere come questo, è normale. Il problema allora non è l’avere o meno paura, ma è quello di soccombere a quella paura”. Lo ha detto don Aniello Manganiello, parroco di Scampia, ai giovani studenti dell’Istituto alberghiero De Cecco e dell’Istituto comprensivo Pescara 4, durante la presentazione del suo libro Gesù è più forte della camorra, nell’ambito del XXII Premio nazionale Paolo Borsellino.

“La gente di Scampia ti entra dentro – ha continuato – e scopri che nessuno è irrecuperabile. Bisogna lavorare per cambiare questa convinzione. Io lo faccio ogni giorno perché, come diceva Borsellino della sua città, voglio cambiare Napoli e Scampia in particolare”.

Don Aniello ha poi raccontato delle tante difficoltà incontrate all’inizio del suo operato, di come si sia sentito abbandonato, non solo dalle istituzioni, ma anche dalla stessa Curia e dai parroci vicini. Stava vincendo il convincimento che chiunque nasca e cresca in un ambiente come quello di Scampia non possa sfuggire a una logica criminale impressa in un destino già segnato.

“Quello che mi ha spinto ad andare avanti – ha aggiunto – sono state le storie personali che ho incontrato a Scampia”. Storie fatte di riscatti, di conversioni, di rinascite. Come quella di Davide che faceva il pusher e adesso è volontario in parrocchia, come Mario ex tossicodipendente è ora capotreno sulla “Vesuviana”.

“Chiunque può uscire dal giro della criminalità – don Aniello lo ribadisce a gran voce – basta volerlo. Nessuno è irrecuperabile, gli irrecuperabili non esistono”.

Anche il ministro Alfonso Bonafede pochi giorni fa, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, ha scritto una lettera aperta sul tema dei minori e alla possibilità di invertire un destino apparentemente segnato per chi nasce in ambienti già compromessi dal crimine.