Ecco le mascherine ecosostenibili di “Made in carcere”

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“Made in carcere”, marchio della cooperativa sociale “Officina Creativa”, ha legato il suo successo alla produzione di accessori e gadget “etici” confezionati da detenute di alcuni istituti penitenziari del Sud. Ora, per venire incontro ai nuovi bisogni del territorio, la produzione di borse, braccialetti e accessori vari è stata provvisoriamente riconvertita in confezionamento di mascherine.

Le detenute hanno imparato a realizzarle in video collegamento diretto con sarte esperte e docenti qualificate. Realizzate da circa 13 donne delle carceri di Lecce e Trani, le mascherine hanno peraltro caratteristiche che ne rendono più elaborata la manifattura rispetto agli analoghi prodotti di tipo “chirurgico”. Sono dotate di tre filtri in Tnt ad alta azione che possono essere sfilati e sostituiti, mentre l’involucro può essere lavato e riutilizzato, in maniera da avere un impatto ambientale più sostenibile rispetto alle “usa e getta”. Va specificato che si tratta di “dispositivi di  comunità” cioè non certificati ma ammessi per l’uso civile dal DPCM del 26 aprile 2020.

Le mascherine realizzate nella prima fase di produzione sono state donate per rispondere ai bisogni di persone e comunità che ne erano sprovviste, data anche l’impossibilità di trovarne sul mercato a prezzi accessibili. “Made in Carcere” le ha poi inserite nei prodotti in commercio nel suo store online ritenendo che la proposta di dispositivi di protezione ecosostenibili potrebbe rappresentare una soluzione valida nella fase della ripartenza

La riprogettazione delle attività, alla luce dello scenario attuale, non si ferma qui. Per poter continuare a dare lavoro alle detenute Luciana Delle Donne, fondatore di “Officina Creativa”, ritiene che per continuare a fronteggiare il Covid- 19 si debbano “attivare quanti più laboratori possibili per produrre mascherine ad uso civile: le carceri di Lecce e Trani sono già attive, mentre Matera e Taranto devono essere avviate”.