Erasmus+: delegazione norvegese in visita al carcere di Padova
24 Gennaio 2020
Una delegazione norvegese guidata dal Capo del Dipartimento di Istruzione del carcere di Ila, alle porte di Oslo, ha visitato nei giorni scorsi fa la Casa di Reclusione di Padova. La trasferta è stat resa possibile dai finanziamenti comunitari ottenuti dalla scuola secondaria superiore di Rud, in Norvegia, nel quadro del programma Erasmus+. La delegazione, composta da 13 operatori del penitenziario di alta sicurezza, per lo più insegnanti e responsabili della sicurezza e delle attività lavorative, è stata accompagnata da alcuni docenti dei Centri Permanenti di Istruzione per Adulti di Vicenza, Padova e Verona.
La struttura detentiva di Ila, ex campo di concentramento nazista, può ospitare fino a 124 detenuti ed è articolata in dodici settori dove prestano servizio circa 230 operatori, che non fanno parte delle Forze di Polizia ma sono addestrati, mediante appositi corsi, alla gestione di criticità che potrebbero compromettere la sicurezza.
Dopo i saluti del Direttore Claudio Mazzeo e una breve presentazione delle caratteristiche dell’istituto, ha avuto inizio la visita guidata dal Capo Area Pedagogica Lorena Orazi e dal Comandante Commissario Carlo Torres, che hanno accompagnato i visitatori presso i capannoni dove si svolgono le attività di pasticceria e di call-center. Dopo un coffee-break allestito con prodotti realizzati dalla popolazione detenuta, ci si è spostati nei locali ove opera la Cooperativa Altra Città e infine presso la redazione di Ristretti Orizzonti.
Al termine del percorso il gruppo si è riunito nell’aula didattica per uno scambio di riflessioni. Le dimensioni e la complessità della struttura padovana hanno suscitato stupore nei componenti della delegazione norvegese e particolarmente apprezzato è stato anche l’alto numero di committenti esterni privati che forniscono opportunità lavorative ai detenuti, prassi non comune nel Paese scandinavo. In Norvegia, infatti, i detenuti in totale sono circa 3.500 e i servizi essenziali sono forniti da enti locali e comunali poiché gli istituti penitenziari non dispongono di personale dipendente dell’amministrazione penitenziaria ma ‘importano’ i servizi medici ed educativi dalla comunità esterna.
Il dipartimento scolastico del carcere di Ila, ad esempio, è un’unità separata dipendente dalla scuola secondaria superiore di Rud. L’offerta educativa propone materie di base professionali e comuni e studi universitari. Come accade in Italia, la scuola è un segmento importante del processo rieducativo del detenuto e costituisce parte della valutazione che il Tribunale deve effettuare prima di concedere il rilascio dalla detenzione preventiva.
Considerazioni positive sono state espresse anche in merito all’entità degli stipendi percepiti dai detenuti impiegati in attività lavorative, che, a differenza di quanto previsto in Norvegia dove comunque una percentuale di detenuti pari all’85% è occupata, consentono di supportare le famiglie all’esterno rappresentando altresì un’opportunità in vista del reinserimento nella società. Anche il numero di volontari e il loro impegno in termini di tempo è stato considerato decisamente incisivo.
Il confronto ha riguardato anche le tipologie di reati più diffusi e causa di maggiore allarme sociale: in Norvegia a guidare la classifica sono i crimini a sfondo sessuale, commessi anche attraverso il web, mentre non si registrano casi di criminalità organizzata.
Attraverso il confronto sulla tematica dei suicidi è emerso che in entrambi i Paesi il sistema penitenziario è strettamente collegato con quello sanitario allo scopo di assistere al meglio soggetti afflitti da problematiche psichiatriche e comportamentali. Proprio nel 2020 la Norvegia ha previsto l’attivazione di una particolare collaborazione tra gli staff sanitari e penitenziari per arginare questo tipo di criticità.
Marina Caneva è la referente della Comunicazione per il Provveditorato del Triveneto