Il cortometraggio dei detenuti psichiatrici di Barcellona Pozzo di Gotto

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“Il risultato è ancor più pregevole perché si tratta di soggetti psichiatrici doppiamente stigmatizzati, sia per la loro problematica sanitaria sia perché hanno un percorso criminale alle spalle”. Con queste parole Nunziella Di Fazio, direttrice della casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, commenta il cortometraggio “Forse perché eravamo gli ultimi” realizzato dai detenuti dell’istituto siciliano che prenderà parte al concorso “Menti in corto”, ideato dalla comunità terapeutica assistita di Calatafimi.

La pellicola proposta dai detenuti-attori è a tema post-apocalittico: in un ex manicomio abbandonato, pochi uomini sono riusciti a sopravvivere alla pandemia. Da questa circostanza, nascono riflessioni sulla necessità di combattere l’alienazione e sul senso stesso dell’umanità.

“Tutta la sceneggiatura e lo sviluppo del cortometraggio – aggiunge Di Falco – si è fondato su una idea dei detenuti, che hanno dimostrato grande fantasia e applicazione. Per un detenuto psichiatrico, produrre un cortometraggio, che ha una valenza comunicativa, significa aumentare l’autostima e la consapevolezza della propria autoefficacia”.

“Abbiamo vissuto un anno molto particolare – prosegue la direttrice -, durante il lockdown ci siamo dati come obiettivo quello di continuare le attività riabilitative e trattamentali con il personale interno a disposizione, fra cui il progetto del cortometraggio. Abbiamo quindi proseguito nelle iniziative anche durante il periodo di chiusura, riuscendo anche in una proficua collaborazione fra l’area sanitaria e quella amministrativa. Facendo squadra si possono ottenere gradi risultati”.