Forum Ocse, Bonafede: “Italia in prima linea contro la corruzione”

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Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è intervenuto oggi a Parigi al Global Anti-Corruption and Integrity Forum organizzato dall’Ocse. Al centro dell’incontro internazionale il tema del contributo che la tecnologia può dare alla lotta contro la corruzione. Il Guardasigilli ha ricordato l’impegno dell’Italia concretizzatosi con l’approvazione, lo scorso dicembre, della nuova legge anticorruzione.

L’intervento integrale del ministro Bonafede a Parigi:


“Desidero, anzitutto, rivolgere una parola di apprezzamento all’OCSE per l’importante iniziativa sul delicato tema dell’impatto delle nuove tecnologie sul contrasto alla corruzione, nonché un sentito ringraziamento alla responsabile della perfetta organizzazione dell’evento odierno, Gabriela Ramos.

In Italia, il governo, con l’approvazione nel dicembre del 2018 della legge cosiddetta “Spazzacorrotti”, ha deciso di introdurre una serie di norme che a 360° concretizzano una svolta e un’accelerazione nella lotta alla corruzione cercando di affrontare il problema in tutta la sua complessità, introducendo strumenti che consentono indagini più efficaci ed efficienti ma anche attraverso l’inasprimento delle pene e altri interventi di natura sanzionatoria. Abbiamo agito anche sul versante della certezza della pena: i reati in materia di corruzione sono stati omologati a quelli di natura mafiosa.

Abbiamo, pertanto, attuato un riordino della disciplina dei reati contro la pubblica amministrazione e previsto un inasprimento delle pene, rendendo perpetue le sanzioni dell’interdizione dai pubblici uffici e del divieto a contrarre con la pubblica amministrazione in caso di condanna superiore ai due anni di reclusione. Chi paga o accetta una tangente ora sa che, se condannato, non potrà avere più niente a che fare con la pubblica amministrazione. Si tratta di un deterrente molto potente.

Contemporaneamente, tenendo conto delle osservazioni formulate dal Working Group on Bribery dell’OCSE, abbiamo deciso di introdurre una significativa riforma della prescrizione del reato, che ora consente di sospenderne il corso dalla pronuncia di primo grado fino alla data della sua esecutività, impedendo così che la prescrizione possa maturare durante le fasi di giudizio di secondo grado e di legittimità. Abbiamo, inoltre, incentivato la tempestiva collaborazione del soggetto interessato, attraverso l’introduzione di una causa speciale di non punibilità per chi collabori volontariamente prima di aver ricevuto notizia di un’indagine a suo carico.

Sotto il profilo investigativo, abbiamo previsto la possibilità di effettuare operazioni di polizia sotto copertura (come suggerito dalla Convenzione di Merida) e potenziato l’utilizzo delle intercettazioni nell’ambito di indagini penali relative ai reati più gravi contro la pubblica amministrazione, garantendo allo stesso tempo il pieno rispetto dei diritti fondamentali e processuali dell’indagato. Nel concepire questa riforma, abbiamo attribuito ampia considerazione alle raccomandazioni formulate dalle organizzazioni internazionali ed in particolare dall’OCSE (Working Group on Bribery) e dal Consiglio d’Europa (GRECO), nonché dal Gruppo di lavoro per l’attuazione della Convenzione di Merida del 2003, nella quale già si auspicava l’utilizzo, anche nella materia dei delitti di corruzione, di tecniche investigative speciali, tra cui rientrano le operazioni sotto copertura.

Abbiamo, così, confermato la capacità del nostro Paese di ispirarsi alle migliori pratiche internazionali, anche in vista della valutazione di fase 4 nell’ambito del meccanismo di peer review della Convenzione OCSE per il contrasto alla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri nelle transazioni economiche internazionali, a cui l’Italia sarà sottoposta nel 2020.

Vista la mia presenza qui oggi, vorrei evidenziare che proprio in virtù di una raccomandazione dell’OCSE è stata apportata una modifica al codice penale finalizzata ad ampliare l’ambito di applicazione della riparazione pecuniaria in modo che si applichi non solo al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio, ma anche a carico del privato corruttore. Abbiamo, infine, profondamente innovato le disposizioni relative al finanziamento di fondazioni e partiti politici, imponendo ai diversi soggetti che partecipano al processo democratico la massima trasparenza e conoscibilità delle fonti di contribuzione. E ciò in un’ottica di prevenzione dei fenomeni corruttivi, attraverso l’introduzione di diversi obblighi e prescrizioni, collegati a severe sanzioni amministrative.

E’ proprio in relazione all’attuazione di queste misure che massima rilevanza è stata attribuita all’utilizzo delle nuove tecnologie per fissare requisiti di trasparenza più elevati in materia di finanziamento dei partiti politici e accesso da parte degli elettori alle informazioni relative ai candidati (art. 1, c. 15). A partire dal primo gennaio 2019 abbiamo, inoltre, esteso la fatturazione elettronica ai pagamenti eseguiti dalle imprese nelle transazioni tra privati, mentre prima era prevista solo per i rapporti contrattuali con il settore pubblico. Ciò consentirà il monitoraggio dei flussi di denaro non solo per scopi di verifica della conformità fiscale, ma anche per la trasparenza anticorruzione e antiriciclaggio.

Vorrei, infine, ricordare altre misure tecnologiche che assumono rilievo per il contributo specifico allo sviluppo della capacità complessiva dell’ordinamento italiano di prevenire e contrastare la corruzione.Penso agli strumenti di supporto al coordinamento investigativo e allo scambio di informazioni che fanno capo alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Si tratta di una sofisticata banca dati condivisa dagli uffici di Procura sul territorio nazionale, che costituisce una best practice fra i modelli operativi di contrasto, in quanto consente di potenziare le capacità di aggregare i dati e di generare sempre nuovi input investigativi e opportunità di scambio di informazioni anche con l’estero.

Il Procuratore Nazionale antimafia e antiterrorismo ha recentemente presentato questo sistema informativo al Direttore Affari Legali dell’OCSE, anche nell’ottica di contribuire alla modernizzazione dell’attuale Matrix dei casi di corruzione internazionale monitorati dall’OCSE. Le nuove versioni del sistema sono, inoltre, in grado di dialogare con altri sistemi informativi, come il registro delle imprese in ottica antiriciclaggio e di verifica della trasparenza del titolare effettivo.

Osservo al riguardo che alcuni recenti rapporti di valutazione di peer review su Paesi membri dell’OCSE attestano la connessione fra reati di corruzione, riciclaggio e crimine organizzato. Penso quindi che l’OCSE possa utilmente giovarsi di questa esperienza italiana per fronteggiare fenomeni corruttivi (reati-spia) collegati anche ad altri illeciti. Siamo quindi disponibili a condividere metodi ed esperienze, in grado di accompagnare sia la trasformazione della Matrix in strumento dinamico e aggiornato in tempo reale, sia lo sviluppo della sua interoperabilità oggi mancante”.

Il secondo intervento del Guardasigilli sul rapporto tra tecnologie e lotta alla corruzione:


“L’Italia ha scelto la strada della modernizzazione della giustizia, attraverso una gestione digitalizzata dei procedimenti giudiziari e un continuo confronto a livello internazionale sull’utilizzo delle tecnologie più avanzate, incluse l’intelligenza artificiale e la robotica.

L’effetto più importante della digitalizzazione delle dinamiche processuali è la velocizzazione dell’iter. Così lo Stato potrà dare al cittadino una risposta più tempestiva. L’Italia ha realizzato, a partire dal 2006, numerosi investimenti in questo settore, arrivando a completare il processo civile telematico e  rivoluzionando la vita ad avvocati, magistrati e cittadini. Stiamo, in questi mesi, iniziando un lavoro di telematizzazione del processo penale, consapevoli dell’importanza della celerità delle risposte di giustizia.

Molto importante è la questione dell’uso delle tecnologie nella fase delle indagini, basti pensare al caso delle intercettazioni. Si pongono, infatti, problemi riguardanti la tutela di alcuni diritti fondamentali, tra cui la protezione della riservatezza. Grazie all’utilizzo di sovvenzioni dell’Unione europea, tutte le autorità investigative italiane sono state dotate delle infrastrutture necessarie a gestire in modo sicuro ed efficiente le intercettazioni.

Stiamo, inoltre, per finanziare un progetto teso a promuovere l’utilizzo delle videoconferenze in ambito giudiziario, al fine di favorire la circolazione delle buone pratiche ed abbattere i costi della giustizia. In tale attività di innovazione, abbiamo attribuito il massimo rilievo alla tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, oltre che agli aspetti connessi alla sicurezza dei dati e al loro trattamento.

Con specifico riferimento alla prevenzione della corruzione nel settore degli appalti pubblici, l’Italia è impegnata nell’attuazione di soluzioni innovative quali la metodologia BIM (Building Information Modeling) e le piattaforme di e-procurement. La metodologia BIM, riconosciuta dalle direttive europee sugli appalti pubblici quale contenitore di informazioni liberamente accessibile per garantire la qualità di una infrastruttura, serve ad aumentare il livello di trasparenza delle stazioni appaltanti e ridurre la discrezionalità dei soggetti coinvolti nella gara, limitando i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata. Per questo l’Italia l’ha resa obbligatoria per i progetti di infrastrutture negli appalti pubblici a partire dal 2019. L’obbligo copre dal 2019 tutti i progetti superiori a 100 milioni di euro; la soglia scende a 50 milioni nel 2020 e a 15 milioni nel 2021, fino alla piena attuazione nel 2022.

Contemporaneamente l’Autorità Nazionale Anticorruzione sta elaborando indicatori di anomalia (red flags) in grado di evidenziare procedure di aggiudicazione non regolari. Abbiamo, altresì, istituito un sistema on-line di e-procurement per la Pubblica Amministrazione che rispetta gli standard dell’ Open Contracting, finalizzato ad ottimizzare la spesa pubblica e semplificare i processi di acquisizione di beni e servizi in modo innovativo e trasparente.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale e la robotica, gli ambiti da cui l’Italia intende iniziare sono il riconoscimento vocale e del testo, per l’estrazione automatica di metadati da documenti e fonti destrutturate; la categorizzazione e classificazione di atti e prove digitali; la correlazione tra i dati, anche con banche dati esterne; il potenziamento dei motori di ricerca e le correlazioni automatiche con la normativa; l’analisi delle decisioni, anche al fine della comprensione degli orientamenti; l’analisi del materiale anche multimediale nelle indagini penali, ad esempio per l’identificazione di fenomeni criminali. In tutto questo è fondamentale enucleare i principi etici da rispettare nello sviluppo dei robots, incluso un livello elevato di protezione dei dati, nel rispetto della Carta etica europea adottata in ambito Consiglio d’Europa a dicembre scorso.

In tema di Big data e blockchain, ricordo come una recente legge del 2019 (Decreto semplificazioni, legge n. 12/2019) abbia introdotto per la prima volta nell’ordinamento italiano una definizione delle blockchain (tecnologie basate sui registri distribuiti) e degli smart contracts, che aumenterà la certezza giuridica e consentirà lo sviluppo di nuove attività d’impresa. Non a caso la blockchain è considerata da molti come la nuova Internet: una sorta di Internet delle transazioni o del valore.

La sfida è governare questi fenomeni, considerandoli nella loro accezione positiva. La presenza della tecnologia e la digitalizzazione del sistema giustizia impongono al legislatore un’attenzione costante. Le istituzioni, sulla base di questi sviluppi e dei continui input che arrivano, deve essere in grado di dare una risposta vera ed efficace al problema della corruzione”.