Genova-Pisa: l’intelligenza artificiale vuole entrare in tribunale

Ingresso Tribunale di Genova
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Il 15 e il 16 novembre a palazzo San Giorgio, nel porto antico di Genova, si terrà il C1A0 EXPO, rassegna internazionale sull’Intelligenza Artificiale (IA) che avrà come tema l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società del futuro. Sarà un momento di confronto tra grandi imprese del settore ma anche un’occasione per mostrare quanto l’utilizzo dell’IA sia già diffuso nella vita quotidiana.

Anche il settore della Giustizia sarà interessato a questo rinnovamento. Infatti la Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ) del Consiglio d’Europa, il 4 dicembre scorso, ha emanato la Carta etica europea per l’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi di giustizia penale e nei relativi ambienti. Un documento in cui vengono individuate alcune fondamentali linee guida, a cui dovranno attenersi “i soggetti pubblici e privati responsabili del progetto e sviluppo degli strumenti e dei servizi della IA”.

Ieri, nell’aula Dino Col del Tribunale di Genova, è stata firmata una convenzione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Hanno presentato il progetto Enrico Ravera, presidente del Tribunale di Genova, Domenico Pellegrini, presidente della sezione ligure dell’Anm e Giovanni Comandè, professore ordinario di Diritto privato comparato alla Scuola Superiore Sant’Anna.

Grazie alla convenzione siglata verranno messi a disposizione dell’ufficio giudiziario i risultati di un’indagine tecnologica complessa e ambiziosa. “Esaminando le decisioni dei giudici genovesi, la Scuola Sant’Anna eseguirà una prima analisi delle tendenze in un periodo dato per estrarre gli orientamenti giurisprudenziali che emergono nelle materie indagate” si legge in una nota. “Si potranno così stabilire al termine della ricognizione e della rielaborazione dei dati, quali siano le soluzioni prevalenti e quali quelle minoritarie, in presenza di presupposti di fatto comuni e determinati. Questo risultato iniziale dell’indagine sarà d’interesse soprattutto per i giudici, che avranno così a disposizione dati sintetici e analitici per valutare la correttezza delle proprie decisioni, l’esistenza o meno di orientamenti dominanti per comprendere la ragione e l’eventuale incoerenza di queste ultime”.

Si sottolinea come “più le decisioni dei giudici sono coerenti tra loro, più risultano prevedibili gli esiti delle cause intraprese dai cittadini. Scontate diventano così le ricadute in termini di riduzione del contenzioso e possibilità di soluzioni concordate tra le parti in causa”.

Si partirà da tre casi di studio: le sentenze in materia di separazione e divorzio; quelle che quantificano i risarcimenti dei danni non patrimoniali; tra queste, specificamente, quelle di risarcimento del danno da stress e da mobbing lavorativo. Il passaggio ulteriore sarà prevedere come il giudice deciderà in presenza di situazioni identiche o analoghe a quelle analizzate.

Il progetto, che per ora prevede il popolamento della banca dati delle sentenze, si prefigge di “istruire” il programma informatico all’inizio del 2020 e testare l’algoritmo prima dell’estate. “L’ambizione della Scuola Superiore Sant’Anna – afferma Comandé – è quella di esportare il progetto in altri tribunali e definire dei modelli verificabili rispetto alle esperienze di altri ordinamenti europei”

Anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, durante il Rousseau city lab svoltosi il 30 e 31 marzo a Genova, era intervenuto sul tema della digitalizzazione al servizio della giustizia: “L’intelligenza artificiale può aiutare il lavoro dei magistrati – aveva affermato il Guardasigilli -. La giustizia è un settore delicato in cui l’elemento della presenza della persona, per esempio del magistrato così come degli avvocati, è imprescindibile. Ma l’intelligenza artificiale può senza dubbio dare un contributo importante, permettendo al magistrato di lavorare meglio. Le tecnologie arrivano e non possiamo scegliere di non farle arrivare: possiamo semplicemente fare in modo che la loro utilità migliori i servizi prestati al cittadino”.