Giustizia riparativa, Nordio: “Rivoluzione copernicana”

Conferenza nazionale giustizia riparativa, prima riunione (Credit: Ministero della Giustizia)
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“La giustizia riparativa è una rivoluzione copernicana; un concetto nuovo in cui credo profondamente”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel suo saluto alla prima riunione della Conferenza nazionale per la giustizia riparativa, che si è svolta questa mattina al Ministero, in sala Livatino.

Sulla portata innovativa il Guardasigilli si è soffermato più volte, nel suo intervento, definendo questa forma di giustizia “un modo nuovo di intendere la pena, accanto a quelli più tradizionali”.

Novità che necessita, da un lato, “di un approccio collaborativo di tutti i protagonisti” – dagli enti territoriali fino ai soggetti istituzionali – dall’altro, di una corretta comunicazione ai cittadini poiché, per alcuni aspetti e proprio per la portata rivoluzionaria, “la giustizia riparativa è difficile da affrontare, soprattutto per alcuni reati”.

A cambiare dev’essere anche l’approccio culturale; come ha sottolineato il Ministro, “è necessario liberarsi del misoneismo, cioè la paura del nuovo”.

È intervenuto e ha proseguito i lavori il vice ministro, Francesco Paolo Sisto, delegato dal Ministro a presiedere la Conferenza.

Il gruppo di lavoro – che vede la partecipazione di esperti degli uffici ministeriali, rappresentanti delle Regioni italiane e professori universitari – oggi tutti presenti, anche in collegamento da remoto – rappresenta una delle declinazioni attuative del d.lgs. n. 150/2022, che ha introdotto la disciplina della giustizia riparativa e relativi istituti.

Disciplina che prende le mosse dalla direttiva Ue 2012/29, che qualifica la giustizia riparativa come “qualsiasi procedimento che permette alla vittima e all’autore del reato di partecipare attivamente, se vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale“.