Guida per detenuti e molto altro: presentato l’Alfabeto penitenziario

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L’Alfabeto penitenziario – Guida per le persone detenute, presentato ieri nel carcere di Perugia , non è solo un vademecum per orientarsi nella vita detentiva ma, secondo le intenzioni del gruppo di ricerca che lo ha redatto “un supporto tecnico–pratico per facilitare l’accesso ai diritti e il corretto esercizio degli stessi”. Il progetto, promosso dal precedente garante Carlo Fiorio, in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia, è stato portato a termine sotto la guida della docente Maria Chiara Locchi, nell’ambito di una ricerca europea sulla condizione dei detenuti stranieri (progetto “Printeg“, finanziato dal programma Sir 2014).

Il testo, secondo gli intenti degli autori, vuole essere uno strumento per condividere un linguaggio, in un sistema complesso come il carcere, popolato da persone che rispondono a necessità organizzative e a regole diverse. “Un glossario serve a questo, innanzitutto: serve a capire e a capirsi – ha dichiarato Stefano Anastasia, Garante regionale dei diritti dei detenuti -. Perciò sarà bene che questo glossario lo leggano sia i detenuti che gli operatori carcerari, per intendersi sui reciproci diritti e doveri”. La guida potrà risultare anche utile, aggiungono i redattori,  a quanti siano interessati a conoscere cosa è cambiato nell’ordinamento penitenziario dopo le modifiche apportate dal decreto legislativo del 2018.

Le voci dell’Alfabeto sono state redatte dalle ricercatrici Ludovica KhraisatFabiana Massarella e Alessia Nataloni. “Il nostro auspicio – spiegano le curatrici – è che i detenuti possano acquisire una maggiore consapevolezza civica, che è parte integrante della funzione rieducativa della pena”.

L’Alfabeto penitenziario è stato illustrato ieri mattina nella casa circondariale di Perugia Capanne da Stefano Anastasia insieme alle curatrici e a Francesca Sola, docente di clinica legale penitenziaria dell’università di Perugia. Copie del vademecum sono state consegnate a una rappresentanza di detenuti alla presenza della dirigente del carcere Bernardina Di Mario che ha ringraziato i ricercatori per la qualità del lavoro svolto.