I violini costruiti in carcere ‘debuttano’ al festival
di Musica Sacra di Livorno

I violini realizzati nel laboratorio di liuteria del carcere di Livorno
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Dai velieri più elaborati agli oggetti realizzati con fiammiferi, mollica di pane e altri materiali di fortuna, i laboratori di hobbistica hanno dato origine a una produzione artigianale inconfondibilmente “carceraria”.  Un limite dovuto al fatto che si tratta spesso di attività spontanee, rimesse all’iniziativa, agli interessi e alle abilità dei detenuti che le praticano.

Non mancano però le esperienze virtuose che hanno prodotto manufatti di alto livello artigianale. E’ accaduto nella casa circondariale di Livorno, nel laboratorio di hobbistica della sezione Alta Sicurezza, trasformato in pochi mesi in un laboratorio di liuteria che ha già realizzato  tre violini. Un’esperienza raccontata dal Garante dei diritti dei detenuti Giovanni De Peppo: “La costruzione degli strumenti nasce dal desiderio espresso dai detenuti, che già avevano artigianalmente costruito degli improbabili strumenti musicali che dal loro impegno potesse davvero nascere qualcosa capace di esprimere musica e armonia”. Con l’aiuto di esperti ci sono riusciti e il 5 luglio i tre violini suoneranno in un concerto inserito nel programma della V edizione del Festival di musica Sanctae Juliae che si terrà  all’interno dell’istituto e alla presenza degli “apprendisti liutai”.

Marta Lotti, direttore artistico  e Presidente dell’Associazione Musica Ritrovata – aggiunge il Garante – si avvale della partecipazione e della presenza di artisti di fama internazionale e dell’impegno dell’IIP Vespucci-Colombo che, grazie ai corsi di formazione ha consolidato la sua presenza, attraverso i laboratori di composizione, canto e liuteria. Crediamo che possa essere davvero un’occasione e una opportunità valorizzare e consolidare l’attività di liuteria con l’intento che questa possa trasformarsi in una vera e propria occasione di riscatto e di lavoro. Una delle buone  prassi che riusciamo a realizzare negli Istituti penitenziari quando la comunità cittadina, gli operatori, la Polizia Penitenziaria riescono a partecipare alla complessiva strategia della riabilitazione  delle persone detenute”.