La Brexit non ostacola l’esecuzione del mandato d’arresto

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Durante gli scontri avvenuti a Liverpool, il 24 aprile 2018, in occasione della partita di Champions League tra il club inglese e la Roma, un tifoso inglese, Sean Cox, è stato accoltellato e ridotto in fin di vita, da un ultrà italiano, immediatamente fermato dagli agenti.

Lo scorso novembre la sesta sezione penale della Corte d’appello di Roma ha dato il via libera alla consegna dell’imputato alle autorità inglesi ma, il difensore, ritenendo che con il processo di Brexit potessero venire meno le garanzie alle quali i Paesi aderenti all’Unione Europea si rifanno, si è rivolto ai giudici di legittimità.

La Cassazione si è pronunciata oggi riconoscendo la validità del mandato di arresto proveniente dal Regno Unito, del quale il legale aveva stato chiesto il differimento a causa di “un possibile deficit di garanzie legate al processo di Brexit”.

L’istanza è stata considerata infondata dalla Suprema Corte, che ha ritenuto tali garanzie perfettamente operanti, constatando che “allo stato, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord fa parte a pieno titolo dell’Unione Europea”. Ad avvalorare tale orientamento, i giudici hanno richiamato anche una recente sentenza della Corte di Giustizia di Bruxelles secondo la quale: “La notifica dell’intenzione dello Stato britannico di recedere dall’Unione europea non implica in nessun caso il venir meno del principio fondamentale della reciproca fiducia tra gli Stati membri”.