La ministra Cartabia incontra Gemma Calabresi a Castenedolo

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Sono passati 50 anni dall’uccisione di Luigi Calabresi. Era il 17 maggio 1972: gli esponenti di Lotta Continua assassinarono il commissario di polizia poiché lo consideravano il responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, anarchico di sinistra morto in seguito a una caduta da una finestra della Questura di Milano. Ieri, 6 maggio, la vedova del commissario, Gemma Calabresi, ha presentato il suo libro “La crepa e la luce”: un testo in cui la scrittrice ripercorre la lunga strada del perdono. All’appuntamento della rassegna “Castenedolo Incontra”, tenutasi nella Sala dei Disciplini del comune dell’hinterland bresciano, sono intervenuti la ministra della Giustizia Marta Cartabia, il vescovo Pierantonio Tremolada e il regista Marco Bellocchio.

Moderati dal giornalista Aldo Cazzullo, gli ospiti hanno parlato del senso della giustizia, portando ognuno la propria testimonianza. La ministra Cartabia ha incentrato il suo intervento sul tema della giustizia riparativa: “Comprendo che il perdono non è un passo che può essere imposto con una norma di legge, non lo si può generare con l’atto di un processo. Ma quel momento dell’incontro – tra vittima e carnefice – è ciò a cui tutto mira. L’incontro. Nel guardare in faccia anche chi ha ucciso tuo marito – ha detto rivolgendosi a Gemma Calabresi, vedova all’età di 25 anni -, in quel momento tu gli restituisci un volto. Ed è quello il punto di partenza di una nuova forma di giustizia a cui tutti aneliamo. Qualcosa che rimette in moto il cammino umano di ciascuno restituendo il volto, restituendo l’umanità”.

Il pubblico in sala si è commosso quando la Guardasigilli, chiudendo il suo discorso, ha dedicato a Gemma Calabresi la poesia “Mia giovinezza”, di Ada Negri. “Ti leggo quattro righe perché per me qui c’è tutta la profondità della tua esperienza umana – ha detto la ministra -. Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo / all’essere. Sei tu, ma un’altra sei: / senza fronda né fior, senza il lucente / riso che avevi al tempo che non torna, / senza quel canto. Un’altra sei, più bella”.