La storia di Mangiacapre “Dai domiciliari ai Giochi”

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Mangiacapre opposto al cubano Iglesias Sotolongo nella semifinale del torneo olimpico di Londra 2012

Lo guardi negli occhi e scopri lo sguardo fiero, di chi ha combattuto battaglie e tante ne ha vinte. Perché Vincenzo Mangiacapre è un campione autentico, che nella noble art della boxe ha conquistato medaglie ai Giochi Olimpici, ai Mondiali e agli Europei.

Nelle Fiamme Azzurre, nella Polizia penitenziaria, è arrivato nel 2011 – a 22 anni – con un bagaglio di esperienze non sempre positive: “Inutile girarci intorno – confessa – Ho avuto un’adolescenza difficile”. Nato e cresciuto a Marcianise, nel cuore della famigerata Terra dei Fuochi, tra – come si dice – amicizie pericolose: “Da minorenne sono stato agli arresti domiciliari, per rissa e rapina: in realtà avevo cercato di fare da paciere in una disputa sotto casa, ma le conseguenze potevano essere devastanti”. Fatto sta che ora, quegli amici di un tempo, in gran parte sono gioventù perduta: chi in carcere, chi alle prese con la droga, chi ormai solo memoria. Vincenzo, al contrario, è diventato un eroe dello sport, un modello da seguire: “Quei giorni che ho passato rinchiuso in casa mi hanno fatto capire tante cose: intanto che avevo una famiglia solida alle spalle e che non potevo deludere chi, come i miei genitori, aveva fatto tanti sacrifici per me. E poi che quella non era una situazione che potevo accettare, avevo bisogno di muovermi e tanto da fare”.

Il pugilato l’aveva iniziato da ragazzino, ma prima di riprendere il percorso da atleta ce n’era un altro da compiere, per redimersi come persona: “Al processo ho chiesto al giudice di essere messo alla prova: per un anno mi sono dedicato ad assistere disabili e non vedenti in una scuola specializzata. E quei ragazzi così sfortunati mi hanno insegnato a vivere con gli altri e per gli altri”. Vincenzo a 19 anni era un uomo nuovo, con tante energie da spendere nel modo giusto: “E’ stato allora che fatto il salto di qualità come atleta: ho cominciato a vincere e a focalizzare i miei obiettivi, accettando regole condivise che in uno sport di contatto e combattimento come la boxe sono fondamentali”. Successi, medaglie, la scommessa di tentare con le Fiamme Azzurre: e subito la medaglia olimpica di Londra, in un torneo dei pesi leggeri dove non è passato inosservato agli occhi della critica ed è diventato uno dei beniamini del pubblico per la sua scherma pugilistica scanzonata e spettacolare.  Poi altre vittorie e la seconda partecipazione a cinque cerchi, stavolta più sfortunata: a Rio de Janeiro, salito tra i Superleggeri, è stato messo fuori gioco da una testata allo zigomo del suo avversario messicano, non vista dall’arbitro: “Ma ci sta – riconosce ora, a mente fredda – Lì per lì sono sceso arrabbiato dal ring, poi ho capito che i verdetti, anche quelli ingiusti, fanno parte della vita come dello sport”.

Adesso, alle soglie dei 30 anni, Vincenzo tenta la terza qualificazione olimpica, passando per una nuova strada, quella dei “pro”: in questo erede dei calciatori dell’Astrea, che trent’anni fa transitarono nella Serie C2 – e quindi nel professionismo della palla rotonda – con una deroga ai regolamenti federali stabilita per legge: “Il circuito professionistico mi consente di gestirmi in modo più adeguato, perché alla mia età i colpi si fanno sentire: dopo le prime due vittorie affronterò altri due test match nei primi mesi del 2019 e poi, probabilmente, arriverò a sostenere il mondiale WBO. Ma è chiaro che il traguardo è quello dell’ammissione ai Giochi di Tokyo, che mi giocherò nel circuito Open delle World Series a giugno, tornando in nazionale”.

Tre partecipazioni olimpiche, pochi pugili le possono vantare: e il compagno di squadra Clemente Russo, approdato nei Supermassimi, aspira addirittura alla quinta presenza ai Giochi. Vincenzo attende e coltiva la speranza: consapevole, come sempre, che i verdetti devono essere accettati. E che, in ogni caso, la vita gli ha già concesso la vittoria più bella: una bimba che si chiama Mia, e ha 19 mesi, tanti quanti ne mancano ancora alle Olimpiadi di Tokyo.