Le carceri luoghi della memoria e della solidarietà

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Nella mappa dei luoghi in cui si consumò la violenza nazista, le carceri di Regina Coeli a Roma e di San Vittore a Milano occupano un posto di triste rilievo.

Durante l’occupazione tedesca, nel famigerato terzo braccio della prigione romana, controllato dal comando tedesco, e nel sesto, riservato ai prigionieri politici, furono rinchiusi partigiani e persone anche solo sospettate di opporsi ai nazifascisti. Da Regina Coeli, oltre che dalla prigione di Via Tasso,  il 24 marzo 1944 fu prelevata la maggior parte degli uomini uccisi alle Fosse Ardeatine, mentre tre dei raggi di San Vittore, soggetto alla giurisdizione nazista tra il settembre 1943 e aprile 1945, furono  destinati  a prigionieri politici e a ebrei.

Oggi, fra le oltre 70.000  pietre d’inciampo installate nei marciapiedi di tutta Europa nei pressi dei  posti  in cui le vittime del nazismo furono fatte prigioniere o uccise, ve  ne sono alcune  davanti ai luoghi dove in tanti sostarono prima di essere di inviati nei  campi di sterminio. Come Jean Bourdet, partigiano di origine francese, deportato nel 1944 dalla stazione Tiburtina e morto nel lager di Ebensee, e come l’antifascista Paskvala Blesevic scomparso a Mauthausen poco prima del termine della guerra. A loro sono dedicate le due pietre d’inciampo deposte nel 2014  in via della Lungara, 19 a pochi metri dall’ingresso di Regina Coeli.

Regina Coeli - Pietre d'inciampo

Due agenti di custodia in servizio a San Vittore, Sebastiano Pieri e Andrea Schivo, deportati perché scoperti dai nazisti a recapitare messaggi ai parenti di antifascisti ed ebrei detenuti, sono invece ricordati da pietre deposte nel 2020 e nel 2021 davanti al portone di Via Filangieri, 2.

La senatrice Liliana Segre, ha suggerito quest’anno la posa di una pietra dedicata a un altro nome legato al carcere milanese, Ermanno Fontanella, un conoscente che cercò di rassicurare suo padre Alberto e lei, al tempo tredicenne, al loro ingresso a San Vittore dove restarono mesi, prima di essere deportati ad Auschwitz. Liliana Segre  ha raccontato l’episodio nel corso della conferenza stampa di presentazione delle iniziative dedicate al Giorno della Memoria, che si celebra oggi, 27 gennaio, ricordando anche come uscirono dal carcere tra l’indifferenza generale diretti al famigerato binario 21, da dove partivano i convogli per i campi di concentramento. “Solo i detenuti degli altri raggi, incarcerati per chissà quale motivo – ha detto la senatrice – furono capaci di pietà, facendoci coraggio, rassicurandoci che ce l’avremmo fatta, lanciandoci una arancia, del pane, una sciarpa…”