Le cinque fatiche di Alice Sotero. Bronzo d’applausi a Sofia

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La guardi, sembra una delicata biondina. Ci parli, la voce è bassa e il tono misurato. Ma dietro questa apparente dolcezza da ragazza della porta accanto, Alice Sotero – Fiamma Azzurra di 27 anni – nasconde la tempra della combattente di razza. Per raccontare dell’ultima impresa, il bronzo nella Coppa del Mondo di Sofia, bisogna risalire al maggio di due anni: sempre circuito iridato, ma a Drzonkow, in Polonia, dove lei vince l’oro e nel contempo si frattura il polso per una caduta a cavallo. Dopo l’operazione per mettere a posto i pezzi, il suo recupero ha del prodigioso: nemmeno due mesi più tardi la pentatleta astigiana è la miglior italiana agli Europei di Minsk (quinta, a 14 punti dal bronzo) e trascina le azzurre al titolo continentale a squadre. Passa un anno: Alice comincia la sua stagione di Coppa del Mondo con l’argento di Los Angeles, poi un altro infortunio e salta la clavicola. Rientra in tempo per essere la miglior azzurra ai Mondiali in Messico.

Ecco, si riparte da qui, dal bronzo di Sofia: con la speranza che il filo rosso della sfortuna si sia finalmente interrotto, perché questa è la stagione preolimpica e Alice punta verso i Giochi di Tokyo con tutte le sue forze. La Polizia Penitenziaria e il pentathlon moderno sono legati fin dalla nascita delle Fiamme Azzurre: la disciplina multipla – lo sport più “militare” del programma olimpico – era una delle prime due praticate dai nostri atleti, l’altra era l’atletica leggera, la Regina degli Sport.

Nel pentathlon abbiamo conquistato la prima medaglia ai Giochi, il bronzo di Roberto Bomprezzi a Barcellona ’92: ad Atene 2004 e a Pechino 2008 i tre quarti della spedizione azzurra militavano nella Polizia Penitenziaria (Andrea Valentini e Claudia Corsini in entrambe le edizioni, accompagnati prima da Enrico Dell’Amore e poi da Sara Bertoli). A Varsavia 2005 Claudia Corsini è stata la prima italiana nella storia del pentathlon moderno a vincere l’oro ai Mondiali. Insomma ce n’è abbastanza per comprendere il legame tra noi e questo sport, del quale ora la nostra Alice Sotero è la migliore azzurra del momento.

Dove eravamo rimasti? Ah già, il bronzo di Sofia. E allora torniamo all’attualità per spiegare che Alice è una perfetta interprete di una disciplina che impone – prima di ogni altra cosa – capacità di adattamento: nella formula attuale, cinque prove tutte da disputarsi in un giorno. In Bulgaria si comincia con il nuoto, 200 metri: Alice segna 2’13”25, secondo tempo tra le 36 finaliste. Poi si va sulla pedana della scherma, tutte contro tutte nella spada, una sola stoccata per decidere l’assalto. Ora c’è anche il “bonus round”: si risale la classifica dall’ultima verso la prima e ogni botta supplementare messa all’avversaria che precede vale un punto in più. E qui l’astigiana fa 17 assalti vincenti e ne perde 18: scende di qualche posizione, ma poi si va a cavallo e il percorso “netto” nel salto ad ostacoli riporta Alice verso il vertice, alla settima piazza provvisoria. L’ultima prova in realtà sono due, il “combined”, corsa di 3000 metri intervallata dai tiri al poligono con la pistola laser Si parte a scalare, dalla prima all’ultima, con uno scarto di secondi corrispondente al ritardo in classifica: quindi la fiamma azzurra parte per settima e via via riprende quasi tutte le rivali, con una rimonta fantastica. Davanti le rimangono solo la francese Marie Oteiza (1352 punti) e la “cover-girl” lituana Laura Asadauskaite (1337 lo score di “Miss Pentathlon”, che nel Baltico è un autentico personaggio). Per la cronaca il punteggio di Alice è 1332, quel che basta per agguantare la medaglia di bronzo.