Liberi di scegliere, ampliato protocollo.
Nordio: “investiamo nel futuro”

Firma del protocollo "liberi di scegliere"
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Una nuova occasione di vita per i figli delle famiglie mafiose. È stato rinnovato e ampliato a nuovi uffici giudiziari  e a nuove associazioni il protocollo “Liberi di scegliere”, nato negli scorsi anni per assicurare una alternativa di vita ai minori provenienti da contesti di criminalità organizzata e alle loro madri che rifiutino le logiche mafiose.

A firmarlo oggi, in via Arenula, i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, dell’Interno, Matteo Piantedosi, dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, e le ministre dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, e per la Famiglia, natalità e pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, assieme al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, e al segretario della Conferenza episcopale italiana, don Gianluca Marchetti.

Agli uffici giudiziari del distretto di Reggio Calabria e Catania, si aggiungono ora quelli della Corte d’Appello di Napoli e Palermo, e una più ampia rete di associazioni.

Firma del protocollo "liberi di scegliere"

Presenti – tra gli altri – anche Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania e primo ideatore del protocollo insieme a don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera. Accanto a loro i rappresentanti delle altre associazioni: Salesiani per il sociale APS, Associazione Fonte d’Ismaele ODV, Associazione centro ELIS, Associazione Cometa ODV, Fondazione di Comunità di San Gennaro E.F., che hanno sottoscritto l’ampliamento del protocollo, a cui hanno lavorato in particolare il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari e il capo Dipartimento giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano.

“Con particolare orgoglio- ha dichiarato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio – firmiamo l’ampliamento di un protocollo che offre nuove occasioni di vita ai figli delle famiglie mafiose, sottraendoli al contesto di origine e a un destino all’apparenza segnato. Col protocollo, reso possibile da una sinergia a tutti i livelli, si interviene in nome della prevenzione, per evitare che i figli seguano la strada perniciosa del crimine dei padri. Quello che firmiamo oggi è un protocollo che va nella direzione di investire nel futuro del Paese. Ora occorre riflettere sulla possibilità di dare stabilità normativa all’intuizione iniziale”.

Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Il protocollo è uno strumento fondamentale per realizzare progetti di rieducazione, sostegno e reinserimento sociale in favore di giovani che vivono in contesti di criminalità organizzata. L’esperienza di ‘Liberi di scegliere’, sotto alcuni aspetti, ha ispirato il “decreto Caivano”, muovendosi nell’ottica di promuovere e sostenere interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto della dispersione scolastica, delle devianze e dipendenze giovanili, della delinquenza minorile. L’obiettivo del protocollo è quello di aiutare i giovani ad affrancarsi dalle logiche criminali, spezzando la sudditanza dei vincoli familiari, per costruire condizioni di scelta autonoma e responsabile. La lotta alle mafie si combatte anche così, rompendo i muri dell’omertà e della complicità. Per aprire nuove strade a generazioni in grado di decidere liberamente quale avvenire vivere, nella possibilità di coltivare i propri talenti e realizzare i propri sogni”.

“È un grande momento di prevenzione e c’è un rafforzamento del ruolo del ministero dell’Istruzione e del merito chiamato a offrire a scuola un approfondimento tematico sulle mafie con testimonianze delle vittime. Il ruolo fondamentale della scuola è garantire il successo formativo di ognuno, assicurare un’alternativa di vita e contrastare l’emarginazione e il disagio,” ha affermato il Ministro dell’Istruzione e del merito Valditara. “È un po’ l’idea di valorizzare i talenti. Ho visto giovani con condanne importanti trasformarsi radicalmente laddove la scuola riusciva a riaccendere quella luce che c’è in ogni ragazzo”.

Per Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca: “Il protocollo firmato oggi rappresenta un vero Patto di collaborazione tra istituzioni. Le Università, la ricerca, l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica sono potenti strumenti con cui forniamo ai territori un’opportunità di riscatto creando insediamenti culturali e formativi che rappresentano una via alternativa alla criminalità. Dobbiamo ascoltare i territori, rispondere alla loro richiesta di formazione e creare una connessione sempre più virtuosa con le imprese. Con questo protocollo vogliamo dire che un’altra vita è possibile. Il Governo è al fianco delle persone che vogliono essere libere”.

“Il ruolo delle donne e’ quello di interrompere la catena di trasmissione culturale che permea l’ambiente e scardinare questa continuità famiglia-criminalità organizzata – ha sottolineato la ministra della Famiglia, Natalità e Pari opportunità, Eugenia Roccella – La collaborazione tra pubblico e privato, società civile e terzo settore testimonia la vitalità nella nostra società senza la quale non possiamo combattere la mafia”.

“Sono 150 i minori tutelati, 30 le donne entrate nel progetto, di cui 7 sono divenute collaboratrici o testimoni di giustizia. Ci sono inoltre anche due ex boss di ruoli apicali di ‘ndrangheta e mafia che hanno avviato percorsi per proteggere i loro figli”, ha spiegato Roberto Di Bellapresidente del Tribunale per i minorenni di Catania.

“È un segnale importantissimo il fatto che il protocollo venga rinnovato e ci siano nuovi finanziamenti. La mafia si muove su due linee: il denaro e la famiglia. Questo è il momento di inserirsi sul vincolo familistico con il coraggio delle madri che possono decidere di strappare nuove e giovani vite alla manovalanza della criminalità organizzata” ha detto la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo.

Questo è un protocollo davvero importante, un’esperienza straordinaria, che negli ultimi anni ha richiesto coraggio e molta forza d’animo ed è un’esperienza che esalta il ruolo della magistratura che si occupa di minori” ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo.

Il Segretario della Cei,  don Gianluca Marchetti, ha infine sottolineato che “la Chiesa crede in un futuro di speranza, i ragazzi hanno diritto ad avere dei buoni maestri”.

Alla firma del protocollo sono intervenuti anche il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, il capo e il vicecapo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano e Riccardo Turrini Vita,  la senatrice Vincenza Rando, coordinatrice del Comitato cultura della legalità e protezione minori della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il procuratore Carla Maria Stella Santocono della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Catania, il presidente e il procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Marcello D’amico,  e Roberto Placido Di Palma, il procuratore Giovanni Bombardieri della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, la Procuratrice Claudia Caramanna per la Procura della Repubblica Presso Il Tribunale per i Minorenni di Palermo, don Luigi Ciotti per Libera, il presidente Francesco Preite per Salesiani per il Sociale Aps, la presidente Lucia Ercoli per l’Associazione Fonte D’Ismaele Odv,  Pietro Cum per l’Associazione Centro Elis, Elena Segrini per l’Associazione Cometa Odv, Mario Cappella per la Fondazione Di Comunita’ San Gennaro E.F.