Cartabia: “Lavoriamo per giustizia indipendente, efficiente, di qualità”

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Impegni istituzionali e accademici nella missione a Madrid della ministra della Giustizia Marta Cartabia: un bilaterale con l’omologa spagnola, un incontro presso l’ambasciata per illustrare le riforme in atto e, da ultimo, la cerimonia per il conferimento del dottorato honoris causa all’Università Complutense.

Qui, dopo aver visitato la “Galleria del Paraninfo” – dove sono affisse le fotografie di grandi italiani che hanno ricevuto il titolo onorifico dalla prestigiosa università madrilena, da Sandro Pertini a Norberto Bobbio, da Umberto Eco a Rita Levi-Montalcini, fino a Giorgio Napolitano –, ha tenuto un discorso che parte dalle forme di giustizia nel mondo antico e arriva fino ai giorni d’oggi, con l’azione della Corte penale internazionale per far prevalere la voce del diritto sul fragore delle armi.

“L’esigenza di istituire un giudice, terzo e imparziale, per risolvere le contese interpersonali e sociali appartiene sin dai suoi albori alla storia della umanità – ha esordito Cartabia -. Nel corso dei secoli, i diversi sistemi giuridici hanno sviluppato giudici, corti, tribunali per ogni tipo di controversia: i giudici civili, per le controversie fra privati; i giudici penali, in risposta alle aggressioni alla persona o ad altri beni particolarmente meritevoli di tutela; i giudici amministrativi specializzati – in alcuni Paesi – per le controversie che intercorrono tra i singoli e il potere pubblico; più recentemente, le corti costituzionali, a difesa delle violazioni dei principi e dei diritti di rango costituzionale da parte di tutti i pubblici poteri; e ancora le corti internazionali di giustizia, per le controversie fra gli Stati, fino alla corte penale internazionale oggi drammaticamente portata sotto i riflettori dalla guerra in Ucraina”.

L’excursus – che parte dall’Orestea di Eschilo fino alla Commissione Verità e Riconciliazione del Sud Africa – della ministra Cartabia ha riguardato anche nuovi strumenti di risoluzione dei conflitti: “Ritengo che la giustizia riparativa sia la traccia più promettente dell’attuale cammino della pratica della giustizia che si rintraccia nel mondo contemporaneo. Si trovano esperienze di giustizia riparativa ovunque e, nel mio lavoro come ministra, sto dedicando molte energie per valorizzale e diffonderle”.

Anche di giustizia riparativa si è parlato nel confronto con la ministra spagnola Pilar Llop. L’incontro, che si è tenuto in mattinata, si è concentrato soprattutto sulle riforme che si stanno attuando nei rispettivi Paesi per rinnovare la Giustizia, oltre che i principali temi dell’agenda europea e le indagini sui crimini di guerra in Ucraina.

Marta Cartabia e Pilar Llop - Madrid, 15 giugno 2022
Marta Cartabia e Pilar Llop – Madrid, 15 giugno 2022

Nella serata di ieri, 14 giugno, la Guardasigilli – invitata in ambasciata da Riccardo Guariglia, ambasciatore d’Italia a Madrid – ha illustrato a investitori spagnoli e internazionali il programma di riforme della giustizia avviato in Italia.

La costante della due giorni spagnola è stata quella di presentare, come fatto in altri Paesi, il lavoro portato avanti in via Arenula per riformare la giustizia in Italia e rispondere alle aspettative dell’Europa nei confronti dei Paesi membri: Bruxelles chiede che i vari sistemi giudiziari rispondano alle caratteristiche di indipendenza, efficienza e qualità.

Nella lezione tenuta durante la cerimonia di conferimento del dottorato honoris causa – ultimo appuntamento prima del rientro in Italia -, la ministra Cartabia si è soffermata sul senso del diritto: “L’esigenza di giustizia nasce in risposta alla conflittualità che, da sempre, segna le relazioni umane e sociali. Oggi stiamo attraversando un frangente della storia segnato da un alto tasso di conflittualità. Il conflitto armato in Ucraina è solo il volto più cupo e feroce della società del rancore, dell’odio, del risentimento, della rabbia che segna così profondamente il nostro tempo”.

“In questo nostro oggi – ha aggiunto -, in cui le dinamiche sociali sono segnate dalla pandemia e dai suoi postumi, nonché dalla guerra e dalle conseguenze che verranno, la domanda intorno alla quale vorrei svolgere qualche considerazione è: quale pratica della giustizia è davvero in grado di pacificare i rapporti sociali? Cioè di sciogliere le controversie, risolvere i conflitti, ripristinare una convivenza pacifica, sanare i rapporti? Quali le vie della giustizia per questa nostra società del conflitto? Quale il volto della giustizia in questi tempi bui?”.

La ministra Cartabia ha individuato una delle possibili risposte nella giustizia riparativa, “una forma di giustizia che coinvolge, su base libera e volontaria, la vittima, l’autore del reato e la comunità. È una giustizia che scommette sulla potenza dell’incontro faccia a faccia, che esige l’assunzione delle proprie responsabilità davanti alla vittima e all’intera comunità, che attinge alla potenza del racconto della verità vissuta e alla immedesimazione nella cosmologia dell’altro e mira a promuovere la riparazione del danno, la restaurazione dei rapporti sociali e comunitari e a rafforzare il bisogno di sicurezza”.