Mascherine solidali, a Ragusa la mobilitazione dei “dottori clown”

inziativa associazione ci ridiamo su
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Chiamata alle Arti” è il nome dell’iniziativa lanciata a Ragusa dai clown dottori di “Ci ridiamo su” che coinvolge centinaia di donne e alcuni detenuti nella produzione di mascherine solidali.

All’arte del cucito sono state chiamate nonne, madri, figlie e chiunque dotato di macchina per cucire e buona volontà. In centinaia hanno risposto all’appello e “imbastito” nelle rispettive abitazioni le mascherine, poi consegnate da volontari ai detenuti della casa circondariale di Ragusa che le hanno completate. Uno di loro ha messo a disposizione il proprio mestiere di sarto per formare i compagni, ma il suo entusiasmo si è scontrato con la vecchia macchina da cucire in dotazione all’Istituto, risultata inadeguata all’impegno da affrontare. Un problema superato grazie a un noto commerciante del posto che, raggiunto dal passaparola solidale, ha donato una macchina altezza del compito.

1700 mascherine i sono già state consegnate ieri alle Forze dell’Ordine e a realtà del territorio impegnate nell’assistenza domiciliare.  Nei prossimi giorni altri dispositivi saranno distribuiti anche a detenuti e operatori penitenziari.

“I detenuti hanno accolto con grande entusiasmo l’idea di confezionare mascherine da donare a chi ha bisogno – racconta la comandante responsabile dell’Area Sicurezza della Penitenziaria Chiara Morales – c’è stata da subito una naturale intesa tra detenuti, operatori penitenziari e i ragazzi I volontari di “Ci ridiamo  su”, e gli altri promotori ci hanno coinvolto, con la loro travolgente voglia di fare, in questo splendido progetto, che diventa un vero e proprio ponte tra il mondo ‘dentro il carcere’ e il mondo ‘fuori dal carcere’”.

L’associazione “Ci ridiamo su” è composta da operatori socio–sanitari e culturali che praticano la terapia della risata e delle emozioni positive in ambienti sanitari dove un migliore equilibrio psico–fisico può aiutare la guarigione ma anche in quei contesti in cui si vivono situazioni di esclusione.

“La direttrice dell’istituto e gli agenti penitenziari, i vari collaboratori e gli ospiti della struttura ci hanno fin da subito dimostrato come in un istituto di riabilitazione si possa davvero respirare un’aria di comunità attenta ai bisogni di tutti – ha commentato Fabio Ferrito, presidente dell’associazione – E quando si mette entusiasmo e cuore, tutto accade con semplicità”.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale della Salute della Diocesi di Ragusa, grazie a una donazione iniziale del Gruppo Centro Revisioni e Officine Avir, insieme a Gemini Service e ad altri sponsor locali.