Morrone al vertice di Helsinki sul “Futuro della giustizia in Europa”

Il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone al GAI di Helsinki
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Alla due giorni dei ministri della Giustizia e degli Affari interni europei (GAI), in svolgimento a Helsinki, il dicastero della Giustizia italiano è rappresentato dal sottosegretario di Stato, Jacopo Morrone, che ha partecipato alle tre sessioni di lavoro sul tema del futuro della giustizia nell’Unione europea, puntando l’attenzione su alcuni obiettivi prioritari, tra cui il rafforzamento dello stato di diritto, una maggiore cooperazione in materia penale e la promozione di un approccio multilaterale in materia di giustizia civile e commerciale.

Per quanto riguarda il primo punto, Morrone ha ringraziato la presidenza finlandese del Consiglio della Unione europea per l’attenzione dedicata, trattandosi di “condizione imprescindibile per una efficace cooperazione giudiziaria”, a cui possono offrire un contributo fondamentale i ministri della Giustizia che “sono chiamati a garantire indipendenza e imparzialità dei giudici e l’efficace funzionamento del sistema giudiziario”. A questo proposito, la rappresentanza italiana ha condiviso la proposta di discussioni tematiche periodiche tra i ministri della Giustizia nell’ambito del Consiglio GAI, promuovendo, in particolare, un confronto per garantire un’attuazione omogenea della giurisprudenza della Corte di Giustizia, in modo da avvicinare i vari ordinamenti, garantendo ai cittadini europei “parità di tutela nei vari Stati membri”.

Un focus particolare, inoltre, dovrebbe essere effettuato sui temi delle risorse per il sistema giudiziario, dell’autonomia dell’azione penale e della lotta alla corruzione. L’indice della democraticità di un sistema e del rispetto dei principi della rule of law deve essere misurato, soprattutto, sulla capacità di un ordinamento di garantire un giudizio giusto, davanti a un giudice indipendente e nel rispetto del diritto della difesa. L’obiettivo deve essere quindi quello di un “miglioramento della cultura giudiziaria europea”, che “passa attraverso un’adeguata e costante formazione” garantita in Italia dalla Scuola superiore della Magistratura, attraverso lo sviluppo di azioni comuni europee che aumentino gli scambi fra addetti ai lavori per la diffusione dei modelli organizzativi e delle prassi europee. Il sistema giudiziario italiano può costituire, per gli altri Stati membri, un modello interessante per diversi aspetti, fra cui la tutela dell’autonomia di giudici e pm, i recenti strumenti normativi adottati in materia di lotta alla corruzione, l’introduzione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie, le risorse elevate stanziate annualmente per il patrocinio dei non abbienti e le iniziative rivolte alla riorganizzazione del sistema penitenziario finalizzate anche all’inclusione sociale dei detenuti.

Il miglioramento delle condizioni di detenzione e la riduzione del sovraffollamento carcerario sono stati al centro dei lavori della seconda sessione, che riguarda la “cooperazione giudiziaria in materia penale, essenziale nella lotta al terrorismo e altre gravi forme di criminalità transfrontaliera”. Il Governo italiano sta lavorando per dare efficace attuazione al principio della certezza della pena, ricorrendo alla detenzione per i reati più gravi e costruendo un sistema di pene alternative che non perdano l’aspetto sanzionatorio ma promuovano il reinserimento sociale del detenuto. Negli ultimi anni si è quindi assistito ad un aumento dei condannati sottoposti a misure alternative: 59.740 al 31 maggio 2019, rispetto ai 60.476 detenuti in carcere. La UE può svolgere un ruolo fondamentale nel contrasto al sovraffollamento carcerario, sostenendo gli Stati membri nella individuazione e condivisione dei parametri e nel potenziamento delle misure alternative.

Il futuro della cooperazione giudiziaria in materia civile e commerciale è stato il tema della terza sessione. Per l’Italia è fondamentale puntare a una politica europea che renda più fluida la cooperazione giudiziaria civile fra Stati membri e Paesi terzi, anche in considerazione della carenza di strumenti di collaborazione adeguati  con molti dei Paesi extra UE. Un’iniziativa unitaria europea potrebbe consentire agli Stati membri di avere maggior peso nel negoziato e di convenire su regole omogenee, per semplificare la soluzione delle controversie. Si concorda quindi sul fatto di considerare l’approccio multilaterale in materia di giustizia civile e commerciale come “modalità privilegiata” per migliorare l’influenza globale della UE in questo settore.