Nel carcere di Foggia via al progetto “Natura libera”

Il Capo del Dap Giovanni Russo visita il tenimento agricolo nel carcere di Foggia (credit Ministero della Giustizia)
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Fino a un anno fa i terreni all’interno della Casa circondariale di Foggia e nella zona demaniale esterna erano inutilizzati e in stato di abbandono. Oggi queste aree che circondano l’istituto sono rallegrate dai colori degli ortaggi stagionali che stanno crescendo. Una porzione dell’appezzamento è stata popolata con un centinaio di galline ovaiole, che presto raddoppieranno, e a breve entreranno a far parte di questo paesaggio rinnovato anche due serre, una destinata alle colture invernali e l’altra a ospitare un vivaio semenzaio.

Oltre a valorizzare risorse del luogo e a creare lavoro per i detenuti, il tenimento agricolo “Natura libera”, inaugurato oggi nell’istituto penitenziario dal Capo del DAP Giovanni Russo alla presenza del Provveditore per la Puglia e la Basilicata Giuseppe Martone e del Direttore generale del personale Massimo Parisi, nasce con un obiettivo in più. “Abbiamo voluto – spiega Giulia Magliulo, direttore dell’istituto e ideatrice del progetto – riferirci a un modello di ‘trattamento avanzato’ che consenta alla persona detenuta di non limitarsi a espletare i tipici lavori penitenziari, ma di sperimentarsi in mestieri antichi che si vanno perdendo”.

Il Capo del Dap Giovanni Russo visita il tenimento agricolo nel carcere di Foggia (credit Ministero della Giustizia)

Un risultato che è frutto di un lavoro in rete con le istituzioni del territorio, che hanno messo a disposizione qualificati esperti del settore. Un ruolo importante nella definizione del progetto e nell’individuazione di percorsi formativi è stato assunto dall’Istituto Alberghiero San Giovanni Rotondo Manfredonia, con cui è stato siglato un Patto di comunità che consente di offrire opportunità formative anche ad altre istituzioni del territorio per raggiungere fini comuni.

In questa fase, ancora iniziale, nel tenimento sono occupati 5 detenuti ammessi al lavoro per 6 ore al giorno. Ortaggi e uova possono, per ora, essere acquistati dai dipendenti della casa circondariale, ma sono allo studio ampliamenti del progetto per l’avvio di un laboratorio di trasformazione e commercializzazione delle produzioni. Un percorso che, se approvato, consentirà ai detenuti di sperimentarsi in tutta la filiera produttiva e porterà nuovi posti di lavoro.

“Abbiamo cercato di valorizzare – conclude Giulia Magliulo – il valore catartico e rieducativo della terra per chi deve restituire un debito assunto con la società. Come la terra incolta e infertile con la mano dell’uomo produce frutto, così l’uomo che la coltiva diventa capace di generare un nuovo se stesso”.