Volontari ospiti nel carcere di Rimini: cronaca di una “giornata particolare”

Carcere Poggioreale - generica
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Abbiamo ricevuto e abbiamo deciso di pubblicare questa testimonianza di un volontario che, insieme ad altri, è entrato nelle celle del carcere di Rimini per trascorrere una giornata con i detenuti.

Un evento che potremmo definire storico: il 13 giugno scorso, la Chiesa nelle sue più belle espressioni di volontariato ha scelto di condividere per un giorno la sofferenza dei detenuti. Un giorno in carcere, non nelle sale tradizionali, ma dentro le sezioni, nelle celle.

Tutto è iniziato con la Comandante dell’istituto, Aurelia Panzeca, che ha espresso vivo apprezzamento per l’iniziativa e un cordiale saluto. Di Pardo, il capo dell’area educativa, ha parlato dei momenti difficili del carcere, tra cui alcuni episodi di autolesionismo. Poi, dopo un breve momento di preghiera, a due a due, noi volontari siamo entrati nelle sezioni: lunghi corridoi che attraversano le celle. Italiani e stranieri, persone “diversamente delinquenti”.

“Domani è il mio compleanno e lo vorrei festeggiare oggi con voi”, mi dice uno di loro: un’amicizia nel segno della gratuità. I colloqui sono sereni e carichi d’ascolto. Gli sguardi intensi, ma senza giudizio. Volti segnati dalle sofferenze, a volte dalle cicatrici da coltello. Alcuni evidenziano i tagli fatti alle braccia con la lametta. Ma tutto è superato dalla festa di questo incontro.

Pranzo alle 12. Le celle si chiudono, ma è un momento intimo e gioioso. Poi l’ora d’aria alle 13. Il caldo non toglie la forza per camminare, parlare, giocare a calcio. Un rubinetto dell’acqua sempre aperto. Qualche volontario ha provato a chiuderlo, invano: “l’acqua deve essere sempre fresca!”. Alle 15 la conta e poi il momento di condivisione. Alcuni ragazzi, rientrati per cavilli burocratici dalle comunità del progetto Comunità Educanti con i carcerati (CEe) della comunità Papa Giovanni XXIII, raccontano sino alle lacrime le loro emozioni. Mario Galasso, presidente della Caritas, condivide questa riflessione: “Ci avete accolto benissimo. Bisognerebbe che la società civile possa accogliere allo stesso modo voi quando uscirete”.

Un grande applauso alla Polizia Penitenziaria, al direttore, agli educatori, veri eroi che nel quotidiano lavorano in condizioni difficili. Poi, fra confusione e gioia, condividiamo fragole, ciliegie, gelati e dolci. La festa finisce. Alle 17 tutti tornano nelle celle.

Nessuno l’ha detto, eppure la domanda serpeggiava nell’aria: e adesso? Forse tutto rimane come prima o forse nulla può rimanere uguale. Il futuro, ce lo dirà!