Oltre i confini: un giornale per illuminare il buio al di là del muro

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Oltre i confini – Beyond borders. Questo il titolo scelto dai detenuti del Carcere di Monza per la testata giornalistica, presentata in edicola nel luglio del 2018 all’interno del settimanale Il Cittadino, storica testata di Monza e Brianza: un vero e proprio inserto di otto pagine al centro del giornale ed estraibile, così da poter diventare una lettura indipendente.

“Tutto nasce – racconta il direttore Claudio Colombo – quando nella primavera dell’anno scorso arriva in redazione Antonetta Carrabs, che per i detenuti di Monza ha creato un laboratorio di narrazione. Porta con sé poesie, racconti, riflessioni, che ci sottopone e che accendono il nostro interesse”. Seguono poi le riflessioni interne alla redazione del settimanale, un loro incontro con un gruppo di detenuti che hanno deciso di raccontarsi e cercare di spiegare come sia la vita all’interno dell’istituto, quali le dinamiche, le attività, cosa riesca a rendere vivibile una restrizione che all’esterno deve apparire insopportabile. La vera e propria fase di progettazione del giornale, che ovviamente tocca anche l’aspetto editoriale de Il Cittadino e per questo ha coinvolto anche la direzione competente, lima e mette a punto tutta una serie di cose: dal numero di pagine, alla cadenza con cui andrà in edicola, fino all’impaginazione.

La redazione di Sanquirico, così si chiama la Casa circondariale, è formata da otto “giornalisti” ma il numero dei partecipanti può variare e possono cambiare gli stessi redattori, data la possibilità di essere trasferiti o, avendo finito di scontare la pena, lasciare l’istituto. Il gruppo può anche aumentare, avendo la direzione pensato bene  di estendere la partecipazione anche agli altri detenuti che, volendo, possono far arrivare in biblioteca i loro articoli. Ed è sempre in biblioteca che tutti i lunedì dalle 13 alle 16 si tengono le riunioni di redazione, con Antonetta Carrabs che guida il confronto fra i redattori, che leggono, approfondiscono e scrivono i loro articoli.

La scintilla che ha acceso il desiderio – ancor prima che il progetto venisse prospettato a Claudio Colombo – è stato il laboratorio di narrazione tenuto in carcere da Antonetta Carrabs, presidente di Zeroconfini, un’associazione culturale umanitaria che, come si legge sul sito web “opera all’insegna della tutela dei diritti civili, della salvaguardia e del rispetto dei diritti umani, favorendo attraverso l’arte, il dialogo interculturale”. L’“aiuto morale e spirituale delle persone disagiate” e il “sostegno di soggetti svantaggiati” sono alcune delle motivazioni che hanno portato questa associazione a operare negli istituti penitenziari. Ed è da questo laboratorio che lentamente nasce e prende forma nei detenuti che vi partecipano un’esigenza più profonda. La narrazione che si trasforma in scrittura diventa un modo per capirsi e capire, una forma di analisi e comprensione di sé e del proprio vissuto. Un modo, lento e forse anche doloroso, per riavvicinarsi alla realtà là fuori. Insomma, attraverso la lettura e la narrazione, trovare la voglia e le parole per raccontare il dentro al fuori. Il laboratorio di narrazione dal titolo quasi catartico Parola, liberami!, è stato il volano, chissà quanto innocente, che ha innescato questo progetto editoriale che a febbraio di quest’anno è arrivato al 3° numero e, a breve, dovrebbe portare in edicola il 4°.

Se la redazione de Il Cittadino si occupa, come è chiaro vista la maggiore esperienza, di correggere gli articoli e titolarli, corredarli di fotografie e impostarli graficamente, sono però i giornalisti “embed” che decidono cosa far uscire, quali gli argomenti: raccontano storie personali, come quella che ha aperto il 2° numero: “Il giorno in cui ho perdonato mio padre”; raccolgono testimonianze, come quella di Joele, fuggito dal Marocco in cerca di un futuro migliore e finito invece in carcere, dove sta cercando di farsi forza per scrollarsi di dosso gli errori commessi e ridiventare “un ragazzo umile di campagna”. C’è la sezione Masterchef, con ricette da tutto il mondo, dal dolce albanese alla crostata mediterranea; ci sono i corsi dove hanno la possibilità di apprendere cose nuove, come la coltivazione biologica nelle serre che loro stessi hanno rimesso a nuovo, o rammentare quelle dimenticate, come la lettura dei giornali che li aiuta a rileggere il mondo.

C’è un articolo, nel numero dello scorso febbraio, dedicato ai volontari in carcere: “Sono persone come loro che ci aiutano a superare l’altezza e lo spessore dei muri che ci separano dall’esterno”. Un giornale, a pensarci bene, può essere l’asta per saltare il muro che li divide da chi è fuori. Un giornale può diventare un “ponte ideale e continuativo tra l’ambiente carcerario e quello, ben più vasto, che lo circonda”. Un giornale, questo giornale, può abbattere i muri e andare Oltre i confini.