Procura europea, il caso Codruta Kovesi: candidata e indagata

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Uno dei tre magistrati in corsa per il ruolo di capo della Procura europea, la romena Laura Codruta Kovesi, ha ricevuto una convocazione dalla “Sezione investigativa dei crimini e infrazioni in Giustizia” come indagata per il reato di abuso di ufficio, corruzione e falsa testimonianza. Nella lista presentata al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea Kovesi è una dei tre candidati, insieme al francese Jean François Bohnert e al tedesco Andreas Ritter, a ricoprire il prestigioso incarico. Secondo alcune fonti interne, sarebbe addirittura in vantaggio sugli altri due colleghi maschi.

Stando a quanto riportano i media locali, il magistrato domani dovrebbe essere incriminato in Romania dall’unità speciale incaricata di indagare sui procuratori. E proprio domani sarebbe il giorno in cui Kovesi è attesa a Bruxelles per un colloquio con il panel che si occupa della selezione per la carica di Procuratore europeo. Codruta Kovesi si è dichiarata “innocente” e ha già chiarito che non intende rinunciare alla corsa.

Il ministro della Giustizia rumeno, Tudorel Toader, dopo essere stato informato dalle istituzioni europee che Codruta Kovesi era stata selezionata per l’incarico, aveva annunciato che la Romania si sarebbe opposta a questa nomina: “Forse i membri del comitato di selezione non sono a conoscenza degli abusi che ha commesso”. Il riferimento del ministro di Bucarest è al licenziamento subito dal magistrato nel luglio 2018 quando fu rimossa dal ruolo di Procuratore capo della direzione nazionale anticorruzione rumena, a seguito di un rapporto che l’accusava di abusare del suo potere. Il Guardasigilli rumeno ha anche scritto agli omologhi europei sostenendo che Codruta Kovesi fu una delle firmatarie dei protocolli di cooperazione segreta tra magistrati e servizi di intelligence.

La vicenda delle indagini a carico di uno dei tre componenti della short list per il ruolo di Procuratore europeo  riporta alla mente le polemiche e i dubbi sollevati dalla scelte compiute dalla commissione di 12 esperti chiamata a svolgere la selezione.

Poco chiari sono risultati, infatti, i criteri seguiti dal comitato nello stilare la lista visto che i candidati italiani, esaminati e poi esclusi, vantavano un’esperienza e un livello di competenza in linea con il ruolo da ricoprire. Così come perplessità ha suscitato la decisione di ridurre al minimo possibile la rosa dei candidati per una posizione così rilevante, comprimendo di fatto la libertà di scelta del Parlamento europeo, vero organo rappresentativo della volontà dei cittadini dei Paesi membri, e del Consiglio dell’Unione europea. L’ampliamento del numero degli aspiranti procuratori ammessi avrebbe, tra l’altro, consentito di rappresentare più Paesi membri garantendo un più equilibrato bilanciamento geografico delle candidature.

Tra le dieci candidature di magistrati italiani c’era quella di Filippo Spiezia, già vicepresidente di Eurojust, di Giovanni Kessler, già direttore dell’Agenzia delle Dogane, Nicola Piacente, procuratore capo di Como, e Francesco Lo Voi, capo dell’ufficio inquirente di Palermo.

La Procura europea (European Public Prosecutor Office), con sede in Lussemburgo,  avrà, almeno inizialmente, una competenza limitata potendo indagare e perseguire esclusivamente gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione come la frode, la corruzione o le gravi frodi transfrontaliere in materia di iva.