Quando l’arma della cultura prende il posto della pistola

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E’ stato illustrato il 12 marzo a Bari, nel corso di una  giornata presentazione e approfondimento sulle esperienze educative del teatro in carcere, il protocollo operativo recentemente stipulato tra il  Teatro Pubblico Pugliese (TPP),  e il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria.
L’accordo, firmato dal vice presidente TPP Marco Giannotta e dal provveditore Carmelo Cantone,  prevede azioni congiunte per realizzare percorsi di sensibilizzazione e formazione dei detenuti nell’ambito di laboratori teatrali e artistico-culturali, nonché a promuovere iniziative di diffusione culturale e intrattenimento all’interno dei penitenziari. Tra gli impegni delle  parti  anche quello di  sostenere laboratori artistico-culturali ideati dalle associazioni e strutture aderenti al “Coordinamento teatro in carcere” per gli istituti penitenziari di Puglia e Basilicata.
Alla giornata di studio,  tenutasi presso il teatro Abeliano, hanno preso parte funzionari giuridico – pedagogici  e rappresentanti dei laboratori teatrali delle due regioni che hanno illustrato lo stato dell’arte sulle attività trattamentali sviluppate in carcere con il coinvolgimento dei detenuti,  attraverso le performance teatrali, musicali e artistico-culturali.

Alla presentazione del protocollo e all’incontro seminariale è seguito un workshop condotto da Fabio Cavalli e Salvatore Striano, rispettivamente regista e interprete di molti spettacoli di teatro in carcere – tra i più noti “Cesare deve morire” da cui è stato tratto l’omonimo film dei fratelli Taviani, Orso d’oro a Berlino – che hanno  messo in luce alcuni terapeutici e pedagogici della pratica teatrale.
“Siamo dei portatori d’acqua, di una potenza superiore, che è la potenza di una rappresentazione che cambia i detenuti, gli agenti, il mondo” ha detto Cavalli, mentre Striano , ormai lontano dall’esperienza del carcere  ha descritto così la sua scelta di continuare a testimoniare il proprio percorso di vita: “Mi sono salvato con le armi della cultura e sono tornato nei vicoli di Napoli con i libri in mano anziché una pistola, e ho cominciato la mia missione”.
“ Nei 190 penitenziari italiani esistono almeno 100 laboratori teatrali – ha detto Carmelo Cantone a conclusione dei lavori –  Questo dà la misura di quanto il teatro sia terapeutico e usato in questo senso come buona pratica per la riabilitazione del detenuto”.