Donatella Massimilla: “Recitare aiuta le detenute a non perdersi nell’oblio”

Donatella Massimilla regista teatrale del CETEC Fuori e Dentro San Vittore
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Dello spettacolo teatrale “Diarios de Frida. Viva la Vida”, andato in scena a fine luglio nel giardino di Triennale a Milano, e della mostra fotografica che lo accompagna abbiamo già scritto in diverse occasioni. Oggi vogliamo parlare del progetto con Donatella Massimilla, regista e anima del Cetec (Centro Europeo Teatro e Carcere) – Dentro | Fuori San Vittore.

Quali reazioni ha avuto il vostro spettacolo andato in scena il 23 luglio? Quali sono stati i giudizi degli spettatori?
“Siamo stati molto colpiti dalla reazione del pubblico di Triennale. Sapevamo di avere, anche per motivi tecnici, il pubblico molto vicino, e si è creata una relazione diretta e intima: l’attenzione e il silenzio con cui ogni singolo momento e parola delle nostre Fride è stata accolta hanno regalato intensità e un’atmosfera davvero unica. Alcune attrici sono scese dalla pedana e andate a ‘parlare’ sfiorando da vicino le persone intervenute. Gli sguardi si sono incrociati e le emozioni condivise”.

Le attrici, detenute ed ex detenute, hanno portato sul palco la grande artista messicana Frida Kahlo, pittrice tra le più grandi e figura carismatica…  Che cosa le protagoniste nel percorso di preparazione e recitazione portano con loro nel tempo?
“Tantissimo. Il lavoro di avvicinamento all’opera di Frida è lungo, preparato con letture collettive, incontri, analisi delle opere improvvisazioni teatrali e visioni – oltre al celebre ‘Frida’ hanno visto ‘Frida, Naturaleza Viva’ film del 1986 interpretato dall’attrice messicana Ofelia Medina. Una reclusa, che interpreta il personaggio di Diego Rivera (marito di Frida Khalo, ndr) mi ha recentemente confidato che solo dopo un anno di lavoro sul percorso fra persona e personaggio ha compreso in modo profondo quanto sia stato necessario conoscere e rispecchiarsi in modo autentico nel mondo interiore della pittrice e di chi, anche tradendola, l’aveva sempre amata. Un’altra delle nostre Fride, ora lavora all’esterno ed è quasi libera, racconta che Frida è una donna molto contemporanea, che la sente vicina in ogni suo passo di reinserimento sociale e affettivo, le trasmette forza e coraggio nell’affrontare momenti difficili. Ci sono anche delle ex detenute che ci hanno chiesto di continuare il percorso artistico anche una volta uscite dal carcere, vogliono continuare a produrre materiali, come le lettere e i messaggi inviati alle Fride di Dentro. Da queste pagine di diario incrociate nascerà una prossima pubblicazione a cura di Diego Sileo, un docufilm. Ne siamo felici”.

Quando ha preso corpo il progetto dello spettacolo su Frida Kahlo?
Il nuovo viaggio con le Fride di Dentro e le Fride di Fuori, come io amo chiamarle, ha inizio oltre un anno fa quando sono stata invitata a Città del Messico a incontrare le realtà di teatro e carcere del Paese centramericano dall’UNODC, Agenzia dell’Onu, ospite dell’Associazione per l’Alta Giustizia”.

Nel corso della sua lunga esperienza di regista nel mondo delle carceri quali differenze ha notato tra le detenute che hanno intrapreso percorsi teatrali e coloro che non hanno partecipato a questo tipo di laboratori?
“Il teatro consente di lavorare sulle emozioni in modo delicato e poetico, tema centrale in un percorso formativo ed educativo a favore di persone detenute in carcere. Uno dei rischi maggiori per chi ‘abita’ il carcere è di rimuovere il passato e alienarsi dal presente, privandosi così di un futuro dove ricostruire il proprio Io. Il teatro aiuta a mantenere un legame con le proprie storie e a rielaborarle. L’abitare il carcere non dovrebbe mai comportare la perdita di riferimenti temporali, dei quali occorre invece prendersi massimamente cura. Ecco, noi aiutiamo in questo lavoro di cura di legame con le loro storie, con le loro emozioni. Per non ripeterle, per andare oltre. E’ un lavoro sul cambiamento e su quanto l’arte e la cultura possano essere uno strumento di cambiamento”.

Lei non è da sola in questo lavoro…
“No, ad accompagnarmi nel mio lavoro nelle carceri e nei luoghi del disagio da 15 anni c’è al mio fianco Gilberta Crispino. Un’amica, attrice, cantante e doppiatrice. Mi supporta nel lavoro pedagogico e di formazione attoriale conducendo laboratori espressivi fisici e vocali, ma soprattutto trasmettendo il suo sapere istintivo, non solo tecnico o professionale, nel comunicare emozioni attraverso la voce e il corpo. Corpo che le recluse in generale tendono, in modo diverso dagli uomini detenuti, a negare. Sicuramente chi ha svolto una formazione teatrale ha affrontato in modo diverso il suo reinserimento lavorativo. Penso alle sarte della cooperativa sociale Alice, o anche ad alcune cuoche della sezione femminile di San Vittore”.

Donatella Massimilla e Gilberta Crispino CETEC “Diarios de Frida. Viva la Vida"
Donatella Massimilla e Gilberta Crispino